L’inizio, non scontato né, a quanto sembra irreversibile, del nuovo anno scolastico in presenza è trend topic anche fuori dai social. É il tema al primo posto dell’agenda setting di governo, famiglie, aziende; lo rimarrà anche nelle prossime settimane.
Ma per chi, in tempi non sospetti, ha puntato sulla didattica a distanza, facendo delle tecnologie digitali un alleato per innovare la formazione, “non si tratta di una ripartenza, ma di un prosieguo” dice Alfonso Lovito, Direttore Generale dell’Università eCampus. “Il progresso tecnologico che deriva dalle ITC è un vantaggio per tutti e durante il lock down ciascuno di noi ha potuto sperimentare con mano le sue potenzialità dal punto di vista didattico e del diritto allo studio. Certo rimane il digital divide che deve essere colmato, ma per la maggior parte degli studenti c’è stata una continuità che ha permesso di non vanificare un anno di scuola. Grazie alla didattica a distanza gli studenti italiani hanno potuto continuare il loro percorso formativo senza stop traumatici o rallentamenti. L’Università eCampus su questo terreno è chiaramente avanti perché sperimenta e applica quotidianamente ai tradizionali linguaggi e strategie della pratica didattica la terza dimensione dei nuovi media, che vanno a integrarsi con quelli tradizionali (il libro) o paleotecnologici (lavagna luminosa, audiovisivo). Il fatto che i nuovi media consentano diverse modalità di fruizione dell’insegnamento è una sfida per i docenti e per l’organizzazione della stessa istituzione scolastica. Questo è il momento giusto per coglierla ed implementarla nella fascia dell’obbligo oltre che nelle istituzioni universitarie, più libere di muoversi in autonomia. Ora il vero punto è la qualità della formazione. Fare didattica a distanza non è più facile e quindi più accessibile. Anzi implica una struttura operativa, telematica e contenutistica molto più complessa. Su questo E Campus può vantare un’esperienza decennale, metodologie e tecnologie per l’apprendimento collaudate”.
Tanta carne al fuoco tra il prima e il dopo pandemia nel mondo della scuola: concorsi attesi ancora da venire, graduatorie aperte e chiuse quasi a sorpresa, migliaia di cattedre vuote che faranno la fortuna delle MAD. Davanti a queste incognite, molti aspiranti docenti si sono scoraggiati e considerano ormai tramontata la possibilità di insegnare: “Su questo ritengo che avremo delle sorprese, anche molto presto – dichiara il direttore Lovito – “Il mondo della scuola e in generale della Pubblica Amministrazione sta vivendo un turn over accelerato. Ci saranno molti pensionamenti e contemporaneamente ci sarà l’esigenza di integrare l’organico anche per gestire la convivenza con il virus nei prossimi mesi. Quindi non è improbabile che dovrà essere selezionato altro personale docente e che ci saranno altre occasioni di entrare nel mondo della scuola. Il Ministero ha ribadito l’intenzione di rispettare i due anni di intervallo tra un concorso ed un altro. La classe docente italiana nell’arco di poco tempo è destinata a cambiare pelle e probabilmente anche caratteristiche anagrafiche, professionali. Saranno richieste competenze che chi li ha preceduti non doveva avere su didattica a distanza, CLIL, animazione digitale, pedagogie speciali, lingue e informatica. Queste competenze non si costruiscono in un giorno, ma ora, per arrivare preparati quando sarà il momento giusto per spenderle nel mercato del lavoro”.
24 CFU, il titolo più ricercato del momento: eppure molti studenti li vivono come una corvee, un balzello che bisogna corrispondere per poter accedere all’insegnamento. Lo stato di revisione quasi permanente dei titoli di accesso non aiuta a progettare su qualcosa che, tra un anno o due, non avrà la stessa validità o lo stesso peso in termini di graduatorie. Il declassamento dei master nei punteggi è a questo proposito un episodio emblematico, come – per fare un altro esempio – l’introduzione dei 24 CFU per le graduatorie degli IPT che pure per partecipare al concorso non erano prescritti… “Ci sono tante strade per giungere alla stessa destinazione – commenta Lovito – Ora i 24 CFU, anni fa la SIS e potrei continuare. Le competenze che i 24 CFU forniscono sono importanti per un insegnante perché lo strutturano dal punto di vista dell’approccio psicopedagogico, sociologico e tecnologico. Quello che conta è una certezza di medio periodo sull’iter e la cornice all’interno della quale si pongono i percorsi. Su questo si può sempre migliorare ma la stagione del 24 CFU credo che si appena iniziata; d’altronde è un titolo molto giovane”.
Molti studenti neodiplomati e le loro famiglie sono in questi giorni alle prese con la scelta finale per l’Università. Qual è il consiglio che si sente di dare loro: “Sicuramente scegliere un ateneo telematico, che attraverso la didattica digitale tolga dal campo alcune incognite derivanti dall’Emergenza sanitaria in corso. Pensate ad una matricola fuori sede che debba far fronte in una Regione diversa da quella di provenienza ad un altro lock down o a una nuova stretta della libertà personale nell’anno in cui si affaccia e confronta con un ambiente nuovo, con modalità di studio nuove, in una città nuova. Scegliere un’università che ha nel suo DNA la didattica a distanza significa togliere dal tappeto elementi critici per gli studenti che potrebbero condizionare l’impatto con un’esperienza globale, che interessa tutte le corde dell’esistenza. Il mio consiglio è dunque atenei telematici e tra questi l’Università E Campus. Non lo dico per campanilismo ma perché nel nostro caso la denominazione di università telematica non va intesa in senso debole, come se si trattasse soltanto di elaborare e distribuire un più o meno complesso e completo catalogo di programmi televisivi o di supporti multimediali. Per università telematica intendiamo invece un ambiente formativo tecnologico, che realizza soluzioni educative e didattiche autonome, fruibili a distanza, ma integrate ad attività tutoriali e di docenza che si irradiano da un centro unitario, in cui progettazione didattica, ricerca psico-pedagogica, interazione con i destinatari fanno sistema, rispondono cioè a specifiche di metodo e di contenuto articolate. L’obiettivo non secondario dell’Università telematica e-Campus è quello di formare persone capaci di apprendere. Anche grazie alle nuove tecnologie”.