L’incerto destino della scuola italiana nell’anno della pandemia
Il caso di Napoli fa scuola: il calambour assume un’accezione sinistra ma è calzante. Il sindaco Luigi De Magistris nel pomeriggio di ieri, giovedì 24 settembre 2020, ha infatti firmato un’ordinanza di chiusura per scuole, parchi, impianti sportivi all’aperto e cimiteri, ma questa volta il COVID non c’entra. A determinare la serrata è infatti l’allerta meteo arancione lanciato dalla protezione civile in molte zone del sud. E tra queste Napoli, capoluogo della regione, seconda solo alla Lombardia per numero di casi, che aveva riaperto le porte delle aule soltanto 24 ore prima. La notizia, diffusa da Ansa, stende un ulteriore incognita sulla ripartenza, fortemente voluta dal Ministero a dispetto dei sindacati e dell’agitazione promossa anche oggi dai Cobas, dell’andamento del contagio che ha rialzato la testa in Europa e della situazione a macchio di leopardo che calendari e referendum hanno creato in Italia. Il 14 settembre non è stato per tutti gli studenti l’inizio di un nuovo anno scolastico e neanche il 24 settembre forse riuscirà ad esserlo. Il Risiko della scuola italiana nell’anno di convivenza con la pandemia è una partita ancora in corso dagli scenari incerti. Le linee guida del Ministero hanno un piano B per le scuole superiori: è la DAD 2.0, ribattezzata DID, Didattica Digitale integrata. Prevede una combinazione di lezioni in presenza e on line, che garantisca una migliore gestione di distanziamento e misure di sicurezza specialmente nelle classi a maggiore affollamento, che alle superiori sono la prevalenza. Ma per ora non esiste un Piano B per la primaria, le elementari, e per la secondaria di primo grado, le medie. Soprattutto, a fronte del riconoscimento della funzione educativa dei servizi alla prima infanzia, che tuttavia conservano nella ripresa generale delle attività economiche e del terziario la caratteristica di servizio assistenziale per le famiglie. Il presidente Conte continua a smentire ipotesi di lock down, a cui paesi vicini, dai quali entrano ed escono flussi commerciali e umani molto intensi con il nostro paese, si sono dovuti piegare davanti ad una nuova Emergenza sanitaria. La prospettiva all’esame di Istituto superiore di Sanità e vari Comitati continua a rimanere la chiusura selettiva delle zone critiche e per ora nessuno ventila un nuovo Tutti a casa. Ma la scuola, con lo stillicidio delle quotidiane positività e delle quotidiane quarantene, è la cartina di tornasole dell’incertezza generale dei tempi attuali. Ci rimanda l’immagine di nodi storici mai sciolti, di ritardi che il Covid ha amplificato ma anche della capacità di reazione che l’istituzione scuola e chi la fa vivere – dirigenti, docenti, personale Ata, studenti e famiglie -, ha saputo opporre all’imponderabile. L’introduzione accelerata, repentina eppure efficace della DAD, che ha fatto irruzione nelle nostre case a marzo per lasciarle a giugno, ne è una prova, come la gestione, nonostante tutto, dei percorsi formativi, l’ostinazione nel mantenere in agenda i reclutamenti degli insegnanti, lo sforzo di adeguare, approfittando di un’estate malinconica, le scuole perché avessero dotazioni e antidoti alle sfide che il Covid avrebbe posto in autunno. Davanti ad un’Emergenza inedita non si può che improvvisare e, come è emerso da queste due prima settimane di scuola, sia sul fronte normativo, che della sicurezza, dell’organico non ogni tassello è al suo posto. L’orizzonte che abbiamo davanti è di medio periodo: resistere fino a quando un vaccino ci permetta di tenere a bada il virus. Si parla della fine del 2021, forse la metà per le democrazie affluenti. All’interno di questo intervallo il mondo intero navigherà a vista e non solo la scuola italiana: nel frattempo, come consigliano i grandi guru, senza minimizzare il dramma storico in cui ci troviamo e il costo di vite umane che stiamo pagando, non possiamo se non andare avanti. Bill Gate, Musk, il patron di Tesla, i manager della Silicon Valley e persino qualche voce buddista invitano a guardare oltre il Covid. A pensare che sarà un incidente della Storia, alla stregua del meteorite – se fu davvero questa la causa – che fece estinguere i dinosauri. Il vero pericolo per i maitre a penser della globalizzazione è sospendere i propri progetti. Farsi intimidire dal Covid. Letto con la lente di chi vive la scuola, il monito significa che formazione, abbattimento del digital divide, riqualificazione dell’edilizia scolastica, estensione del diritto allo studio, normalizzazione degli organici sono gli imperativi a cui – in presenza o a distanza -il sistema Italia non può sottrarsi.