E’ ormai chiaro che il rientro di uno studente a scuola a seguito di un contagio da Covid o di una semplice influenza sottrae giorni importanti di lezione. Cinque per la precisione. Cinque giorni in cui il bambino o il ragazzo sta bene, ma non può rientrare in classe perchè attende l’esito dei tamponi. Cinque giorni che bloccano la vita dell’intera famiglia: c’è chi si assenta dal lavoro per non lasciare il figlio solo a casa, “nonostante stia bene”, chi invece dà “il la” al valzer degli scambi tra una nonna e l’altra per non perdere ore di lavoro, naturalmente importanti per l’economia familiare. Non solo: spesso questi cinque giorni di stop e di attesa possono trasformarsi con estrema velocità in sette. Eh sì, perchè durante il fine settimana i laboratori di analisi sono chiusi, dunque bisogna “aspettare lunedì”. Insomma, una semplice influenza, quest’anno, rischia di mettere ancora più in crisi quella che è la già difficile situazione economica a livello nazionale. Cinque giorni che non sono accettabili per le famiglie anche perchè in ospedale il referto di un tampone lo si può avere in poche ore.
Ma per rientrare in classe serve la firma del pediatra. E l’iter è classico: lo si contatta, verifica che il bambino sta bene e subito fa la richiesta del tampone. Si sottopone il ragazzo all’esame. Si attende l’esito. Passano cinque lunghissimi giorni, se non siamo a cavallo con il fine settimana. Un’attesa che vede protestare gli stessi pediatri. “I tempi tra la richiesta del tampone da parte del pediatra e l’arrivo del risultato sono troppo lunghi. Questo denota un grave deficit organizzativo ed il rischio è che si fermi il Paese, perchè i genitori non possono lavorare e restano bloccati assieme ai figli, magari un’intera settimana per poi avere un risultato negativo”, spiega Paolo Biasci, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp). Per Biasci fondamentale è il ruolo delle Regioni che “non hanno investito le risorse necessarie. Serve garantire un’effettuazione rapida dei tamponi, con risultati entro 24 ore”. La Fimp propone, ad esempio, di incentivare i punti “Drive Through” per i tampone rapidi fatti in auto: “In tutte le Asl e 7 giorni su 7”.
Problemi analoghi anche per i medici di famiglia: “Le attese per avere i risultati dei tamponi – afferma il segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale Fimmg, Silvestro Scotti – arrivano anche a 10 giorni. Il fatto è che i dipartimenti di prevenzione delle Asl non sono all’altezza di far fronte alla crescente domanda di test”.
Mirna Ventanni