Fonte: Corriere della Sera, 30 settembre 2020
Esame, una parola che ci accompagna per tutta la vita., scandendo i momenti più importanti. Tanto da meritarsi un posto d’onore, una custodia, affinché si trovi a condividere nel migliore dei modi le nostre ore.
La precisione
Dal vocabolario di Tullio De Mauro risulta che il termine sia attestato nella lingua italiana dal 1306, derivato dal latino exāme(n), che significa «ago della bilancia», a sua volta avente origine da exigĕre «pesare, esaminare». Nel dizionario ricaviamo il significato preciso: «attenta considerazione di qualcosa o qualcuno per capirne le caratteristiche, farsene un’opinione, darne un giudizio». Con una regolarità ben al di là delle scadenze ufficiali e che concerne tutte le nostre relazioni, anche fuori la famiglia, al punto che Eduardo De Filippo ci ricorda che «Gli esami non finiscono mai».
Una prova
Occorre un’attenta valutazione tutte le volte che ci troviamo di fronte a una prova. Ad aiutarci a essere abituati ai momenti di prova è la scuola, a partite dalle classi inferiori. Impariamo a vedere nell’esame una scadenza attorno alla quale far girare la nostra esistenza, attraverso un prima caratterizzato da impegno e ansia e una fase successiva in cui si registrano le conseguenze, che possono essere positive in caso di successo o negative qualora la prova non sia stata superata.
E crescendo gli esami acquisiscono sempre più spazio.
Dalla maturità alla patente
Basta pensare all’«esame di maturità», introdotto dalla riforma Gentile del 1923, definizione che ritroviamo in decine di altri Stati europei ma anche orientali. Ma anche la patente di guida è un esame e allo stesso tempo per ogni professione sono previste prove di idoneità o di abilitazione.
Insomma, in prativa ci ritroviamo a passare l’esistenza costretti a dimostrare di essere capaci di fare ciò che vorremmo fare, dovendo essere all’altezza anche di non provocare danni al prossimo.
Paolo Fallai