Louise Glück per la Letteratura, Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna per la chimica.
Tra le italiane solo Deledda e Montalcini .
Anche istituzioni al di sopra di ogni sospetto come l’Accademia di Svezia non solo completamente al riparo del pregiudizio di genere: un grafico pubblicato di recente dal sito Truenum3ers disegna bene lo scompenso tra gli 861 Nobel uomini e le 56 Nobel donne premiati da quanto esiste questo prestigioso riconoscimento. Il problema in parte è a monte ed attiene al diritto allo studio spesso negato alle donne per latitudine geografica, cultura, mentalità; ma in parte è a valle e rispecchia un pregiudizio duro da estirpare perché nutrito da secoli di subordinazione e da modalità di trasmissione dei potere poco compatibili con le funzione della cura, che rimane una prerogativa delle donne. Quest’anno però, con il COVID che ha reso virtuale la cerimonia di assegnazione, il Nobel è andato Louise Glück per la Letteratura, ad Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna per la chimica.
Chi sono? Louise Glück è una poetessa, mestiere difficile; al mondo forse neanche lei riesce a guadagnarsi da vivere scrivendo poesie ma la sua raccolta, Iris selvatico, che l’ha fatta conoscere al grande pubblico, ha vinto anche il Pulizer. Componimenti spesso senza rima, flussi di coscienza, immagini minime e dialoghi intimi da cui emerge ““la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”, come si legge nella motivazione del Nobel.
Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna sono state scelte per la chimica avendo scoperto o piuttosto inventato un sistema simile al copia incolla di noi mortali per riscrivere il DNA. La loro rivoluzionaria tecnica si chiama Crisprr. Di recente queste forbici molecolari sono state usate per il test rapido per la covid basato. Il test è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori coordinato da Jennifer Doudna. ad un certo punto della sequenza di reazione si apre la cassetta degli attrezzi Crisprr che taglia i filamenti liberando particelle. Se diventano fluorescenti, siamo davanti ad un positivo alla SARS -CoV – 2.
Applausi a Emmanuelle Charpentier, Jennifer A. Doudna e Louise Glück ma le donne Nobel sono ancora poche al mondo. Pochissime se scendiamo di scala e arriviamo all’Italia, paese che ne può annoverare solo due, una nel 1926 e l’altra, quasi per uno scherzo della cabala, nel 1986, a distanza di sessanta anni. Sappiamo chi sono? Sulla seconda molti di voi avranno già risposto: Rita Levi Montalcini, scienziata e senatore a vita, premio Nobel per la medicina, scomparsa nel 2012, che negli anni Cinquanta scopri il fattore di accrescimento della fibra nervosa noto come NGF (fonte Wikipedia). Ma la prima? Chi era Grazia Deledda, nobel per la Letteratura nel 1926 con il libro Canne al vento? Era una scrittrice sarda, di ispirazione verista o forse decadente, apprezzata a livello europeo tanto da avere una sua opera prefata David Herbert Lawrence, in patria non ebbe buona critica. Visse appartata con il marito che lasciò il lavoro al Ministero delle Finanze per diventare il suo agente letterario. La sua opera oggi è quasi sconosciuta. Per l’Italia degli anni Trenta un Nobel donna era troppo avanti ma forse adesso è il momento giusto per riscoprire la sua produzione.