Fonte: Il Sole 24 Ore – 20 ottobre 2020
Solo il 22% dei docenti sa insegnare a distanza. Il Governo vuole trasformare le aule in laboratori all’avanguardia.
Il Recovery Fund ha due obiettivi alla voce scuola digitale: dotazione informatica delle scuole e formazione dei docenti sul tema della didattica a distanza. Questi sono i due principali punti di debolezza della scuola, venuti alla luce con l’emergenza coronavirus. Di fronte alla nuova emergenza è chiaro che si fa sempre più concreta la prospettiva del ritorno alle lezioni a distanza.
Il quadro della situazione del livello di informatizzazione delle scuole non era tragico, anzi. Secondo i dati raccolti a marzo il 96% degli istituti comunica online con le famiglie, il 94% delle classi impiega il registro elettronico e il 93% delle aule ha una connessione wi-fi e il 91% è dotato di una lavagna interattiva (Lim). Il grande limite è la scarsa sperimentazione e la mancanza di esperienze degli insegnanti. Tutte le statistiche evidenziano la scarsa preparazione circa l’uso delle nuove tecnologie. A fine 2019 meno di uno su due prof delle superiori poteva vantare una competenza corca l’uso degli strumenti digitali. Nell’estate scorsa è stato avviato il programma “Formare al futuro”, che ha coinvolto nel percorso di formazione 8.811 i docenti.
Per l’anno scolastico 2020-2021 si prevede di formare sulla formazione a distanza circa 120.000 docenti. L’obiettivo della ministra Azzolina è trasformare le aule in ambienti di apprendimento innovativi e dotati di strumentazioni all’avanguardia, creando 2.700 “Digital Labs” su tutto il territorio per la formazione del personale. A questo progetto si affiancheranno i piani di aggiornamento professionale ad hoc sulle tecnologiche degli insegnanti, dei dirigenti scolastici e del personale amministrativo. Insomma, di tutto il mondo della scuola. Senza eccezioni.
Abstract articolo di Eugenio Bruno