Miozzo (Cts): «Le scuole chiuse sono la vera emergenza. Dobbiamo riaprirle»

Fonte: Orizzonte scuola, 16 Novembre 2020

Dottor Agostino Miozzo le nuove misure funzionano? «Sembra che stiano dando qualche risultato. I dati però devono essere letti in una sequenza temporale più ampia delle ultime 24 ore». Si parla già di Natale. Secondo lei, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, è possibile ipotizzare qualche allentamento? «Abbiamo davanti una maratona che non si concluderà il 25 dicembre, ma molto più avanti. Se tutti insieme spegnessimo un po’ le luci delle aspettative, saremmo di grande aiuto al sistema e a quanti sperano di far ripartire la vita economica e sociale del Paese per quella data». Ci sono divieti che possono essere eliminati? «Se saremo rigorosi con noi stessi saremo di grande aiuto per eliminare al più presto i limiti alle nostre libertà. C’è però un’emergenza che dobbiamo affrontare subito ed è quella delle scuole. Molti politici hanno scelto di sacrificare la scuola come segnale di efficiente reazione in risposta all’emergenza. Banalizzo e sintetizzo questioni drammaticamente serie, ma ho la percezione che la tradizionale cultura di disprezzo del bene primario che è la scuola e la formazione dei nostri giovani si traduca bene nelle reazioni di molti improvvisati politici del nostro disgraziato Paese». Sta dicendo che i ragazzi dovrebbero tornare in classe? «Rispondo con il messaggio del governo inglese che annunciando il lockdown totale ha lasciato aperte le scuole: “Essere a scuola è vitale per l’istruzione dei bambini e per il loro benessere. Il tempo trascorso fuori dalla scuola è dannoso per lo sviluppo cognitivo e accademico dei bambini, in particolare per i bambini svantaggiati. Questo impatto può influenzare sia gli attuali livelli di istruzione sia la futura capacità di apprendimento dei bambini”». Secondo molti scienziati fa aumentare i contagi.«Per la stragrande maggioranza dei bambini, i vantaggi di tornare in classe superano di gran lunga il basso rischio di ammalarsi di coronavirus e le scuole possono intervenire per ridurre ulteriormente i rischi. I dati ci dicono che è difficile discriminare che l’infezione di un ragazzo sia avvenuta a scuola piuttosto che nei momenti precedenti o successivi».

Redazione

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