“Nei mesi scorsi la didattica a distanza ci ha permesso di tamponare un’emergenza, in questa seconda fase ci stiamo impegnando a strutturare percorsi di didattica digitale integrata per farne strumenti destinati a rimanere. La scuola digitale non è futuro, è già presente. Ed è un elemento fondamentale dello sviluppo personale e culturale dei nostri studenti”. Meritano di essere riportate per esteso le parole postate ieri su Facebook dal viceministro dell’Istruzione Anna Ascani. Meritano a nostro avviso tutta l’attenzione e aggiungiamo che, se tutti si fermassero a rifletterci un po’ su, avremmo una bella iniezione di ottimismo. Alla faccia di questo stramaledetto virus, vedremmo le cose in modo più roseo e con più fiducia nella nostra capacità di reagire e ripartire. In un momento per tutti durissimo e in cui dovunque si guardi abbiamo di fronte problemi e criticità di ogni tipo, ci renderemmo conto che qualcosa di straordinariamente positivo è avvenuto. La scuola italiana nei mesi della pandemia ha compiuto un passo in avanti epocale in fatto di potenziamento degli strumenti digitali e di aggiornamento della formazione degli insegnanti, superando ritardi strutturali cronici. La pandemia continua ad avere ripercussioni gravissime anche per la scuola, questo sia chiaro, a cominciare dalla sospensione prolungata delle lezioni in presenza, che nessuno si sognerebbe di vedere un giorno sostituite totalmente dalla didattica a distanza. Infatti, lo vogliamo sottolineare, Ascani parla di didattica integrata. Ma perché continuare a gridare al lupo al lupo contro la didattica a distanza, che è la risorsa grazie alla quale viene garantita la continuità della formazione all’indomani della chiusura delle scuole, piuttosto che concentrarsi su come valorizzare le nuove capacità acquisite, per continuare a sfruttarle una volta tornati alla normalità? Diciamolo: fino a qualche mese fa tanti insegnanti non erano in grado di svolgere operazioni troppo complesse con il computer, decine di migliaia di ragazzi non avevano una connessione, mentre per molti il problema è stato risolto. Oggi a parlare sono i numeri. Oltre 572mila docenti hanno seguito almeno un corso sulla didattica a distanza (Dad) sfruttando le risorse del decreto Cura Italia, mentre milioni di euro sono stati investiti nell’acquisto di computer e tablet. L’ultimo contributo in ordine di tempo viene offerto dal programma “Formare al futuro”, oggetto dell’intervento dell’onorevole Ascani: “In questi mesi migliaia di studenti e docenti non si sono fermati e hanno lavorato insieme a progetti di creatività digitale per partecipare al Premio Scuola Digitale promosso dal MI Social. Oggi sono stati proclamati i vincitori: faccio i miei complimenti a questi bambini e bambine e ragazzi e ragazze, ai loro insegnanti, al personale scolastico che li ha supportati, ai dirigenti”. Sulle scelte del ministro Azzolina non siamo stati teneri ma le parole di Ascani ci sembrano condivisibili: “Abbiamo una concreta testimonianza del fatto che i nostri istituti formano già cittadini digitali. E non dobbiamo sprecare questa lezione”.
di Alberto Barelli