Fonte: orizzonte scuola – 19 novembre 2020
La scuola in presenza, è sempre stata la condizione naturale del far scuola e l’avvento del digitale non è mai riuscito a scalfire questa certezza. Da febbraio-marzo l’emergenza sanitaria ha fatto vacillare questa certezza e il digitale ha di fatto colonizzato tutto il processo di insegnamento/apprendimento. L’emergenza sanitaria non ha precedenti recenti e questo non ha permesso di rifarsi a modelli. Si è avverato quanto aveva ipotizzato U. Beck (La società del rischio,2005), che scrive: “Anche se non si verifica alcuna catastrofe, ci troviamo nel mezzo di uno sviluppo sociale in cui l’attesa dell’inaspettato, l’attesa dei rischi possibili domina sempre più la scena della nostra vita: rischi individuali e rischi collettivi. Un fenomeno nuovo che diventa un fattore di stress per le istituzioni nel diritto, nell’economia, nel sistema politico e anche nella vita quotidiana delle famiglie. Saper vivere nella società del rischio significa anticipare l’inaspettato”. Soprattutto il premier Conte e il ministro Azzolina continuano a ripetere che le scuole devono rimanere aperte anche se il quadro sanitario dovesse peggiorare. Tuttavia, entrambi hanno dovuto accettare obtorto collo il trasferimento della scuola secondaria online, attraverso la Didattica a distanza ( la Did e ‘un’altra cosa), vista l’impossibilità di riorganizzare i trasporti. Essi Ritengono la soluzione temporanea e non definitiva. Ha dichiarato L. Azzolina ” Lasciarvi a casa è una sconfitta. Riapriremo le scuole“. A dimostrazione dell’impegno della Ministra a riaprire tutte le scuole si legge su ItaliaOggi (17.11.20) ” Nella sua battaglia -ormai solitaria nel governo-per tenere aperte le scuole che resistono e riaprire quelle chiuse, Lucia Azzolina cerca una sponda nel Cts. Obiettivo: presentare al premier, Giuseppe Conte, un piano che dimostri che la scuola in presenza può ripartire ovunque, perché è luogo sicuro e non favorisce il contagio.” Il problema che si pone è la difficile coesistenza tra diritti costituzionali e le esigenze delle famiglie. La questione che si pone è mettere insieme i diritti costituzionali riguardanti la salute, l’istruzione con l’esigenza sociale di molte famiglie nel cercare un luogo sicuro per i propri figli. Questi mesi ci hanno insegnato che il diritto alla salute prevale su tutto (art.32 Costituzione), anche se questo è invece l’articolo 1 il fondamento della nostra Repubblica. Per questo le scuole sono state chiuse a marzo. Il piano di rientro del governo ha provato a fare sintesi tra il diritto alla salute (non trattatabile) e quello dell’istruzione (art. 2, 3 e 34 della Costituzione). La scuola doveva riaprire a settembre! Di questo si è fatta portavoce testarda la Ministra L. Azzolina. In tempi di pandemia, purtroppo risulta complicato far coesistere i due diritti. In questo momento il diritto all’istruzione si intreccia con l’esigenza sociale di tanti genitori-lavoratori di alunni piccoli nell’affidare i propri figli a un’istituzione pubblica. E’ lo snaturamento della scuola ridotta a parcheggio. Del resto, mancando un solido sistema di welfare familiare le famiglie si affidano alla scuola, percepita come ambiente sicuro. Enorme quindi è la pressione di settori economici a mantenere aperte le scuole. Si ha l’impressione che a questi interessi poco come e cosa si insegna. L’importante è che la scuola, parafrasando la Costituzione, sia aperta a tutti. La pressione sul Ministro diventa enorme se aggiungiamo le tante proteste di genitori, come quelli campani, dopo la decisione di chiudere tutte le scuole (metà ottobre). Insomma la situazione non è facile e trovare la quadratura del cerchio risulta un’impresa quasi impossibile!
Abstract di Gianfranco Scialpi