Fonte: Il Sole 24 Ore – 25 dicembre 2020
La manovra 2021 si annuncia doppiamente generosa per la Pa. Oltre ai fondi aggiuntivi per il rinnovo del contratto, ben 400 miomi, – che fa salire la dote a 3,7 miliardi traducendosi in aumento medio di 109 euro lordi per ogni statale – la legge di bilancio definita lunedì scorso dal Consiglio dei ministri e inviata in Parlamento per il varo entro il 31 dicembre significherà 52mila nuove assunzioni negli uffici pubblici, molte delle quali a tempo indeterminato. In testa troviamo la scuola con il 60% degli ingressi preventivati tra prof di sostegno, maestre d’asilo ed ex Lsu. Ma un occhio di riguardo, com’è inevitabile visto l’emergenza covid, è stato riservato alla sanità, settore che vede garantite 37mila proroghe di contratti a tempo determinato. Numeri importanti, specie se valutati alla luce della crisi occupazionale e di fatturato ma giudicati insufficienti dai sindacati, che invocano più risorse e confermano lo sciopero del 9 dicembre. In totale la legge di bilancio per il 2021 prevede 52.121 nuovi ingressi nelle Pa centrali e locali svincolati (e aggiuntivi) rispetto al turnover ordinario. Per questi si fa riferimento a un fondo ad hoc da 35 milioni che salirà gradatamente fino ai 315, a regime, del 2033. Il primato spetta all’istruzione, con oltre 31mila immissioni e stabilizzazioni in rampa di lancio. Il contingente più corposo (25mila) è costituito dagli insegnanti di sostegno. Grazie a un finanziamento specifico che parte da 60 milioni l’anno prossimo e sale via via fino a superare il miliardo nel 2028, tra costi delle 25mila immissioni in ruolo e attribuzione della card formazione da 500 euro a ognuno dei neoassunti. Non tutti avranno una cattedra però già a settembre. Nel 2021/22 ne entreranno in ruolo solo 5mila; altri 11mila nel 2022/23 e gli ultimi 9mila nel 2023/24. Si tratta di vedere se basteranno a evitare il ripetersi dello stesso copione di quest’anno, che vede ancora molti posti rimasti scoperti a metà novembre.
Abstract articolo di Eugenio Bruno