La terza ondata arriva ma questa volta non si potrà dare la colpa alle scuole.
La terza ondata è un’espressione con una sua efficacia comunicativa che nasce nel discorso pubblico in vista di un Natale che fa paura. Per una volta la ricorrenza più romantica, buonista e commerciale di tutti i tempi è avvolta da un alone sinistro. Nell’era del COVID pensare a supermercati stipati di gente che spinge carrelli strapieni, piazze affollate di famiglie infagottate, tavolate di parenti ed affini, vigilie di pesce, alcolici e carte tra congiunti somiglia più ad un incubo che al sale della vita. L’annus horribilis della Terra sta per terminare, una manciata di settimane ci separa al 2021, e maree di divieti e di caveat gridati da esperti di ogni sorta si riversano su emittenti televisivi e pagine dei quotidiani ma quasi nessuno crede che dall’altra parte ci saranno orecchie pronte ad ascoltare. Noi stessi che guardiamo con scetticismo alla possibilità che gli italiani si astengano dai comportamenti più spericolati, sappiamo che qualche leggerezza la commetteremo. D’altronde è Natale. Così nasce lo storytelling della Terza Ondata. Potrebbe essere il titolo di un blockbuster, non è detto che non lo diventi. La curva ha già superato il plateau, i numeri stanno migliorando, la pressione sugli ospedali di terapie intensive e ricoveri si alleggerisce, l’indice di contagio è sotto l’uno in molte regioni, insomma una serie di buone ragioni che suonano come un liberi tutti, dopo il DPCM delle zone. L’Italia sta scolorendo verso l’arancione. Il rischio che i sacrifici, fondamentalmente compiuti dagli studenti, in subordine dalla ristorazione, siano neutralizzati da vacanze natalizie spensierate è altissimo. La Terza Ondata può fermare questo circolo vizioso a cui in estate, dopo due mesi di lock down, nessuno ha avuto il coraggio di opporsi, incrociando le dita ma che in autunno ci ha portato in autunno direttamente al Via. Da giorni la Terza Ondata viene nominata con un misto di timore e terrore come Valdemort nella saga della Rowling in ogni servizio sul Covid. Per Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, è una prospettiva certa come la morte, se Natale diventa un nuovo Ferragosto, è invocata in termini apocalittici dalla politica, agitata contro tutti gli operatori del turismo e dell’accoglienza da epidemiologi e anestesisti. Che ha di terribile? In primo luogo che a gennaio, quando si manifesterà come conseguenza della promiscuità natalizia, convivrà con l’influenza stagionale, amplificando i suoi effetti sul sistema sanitario, sulla medicina territoriale, sulle linee di tracciamento, In secondo luogo, anche se nessuno ne parla, determinerà un’ulteriore penalizzazione degli studenti, che probabilmente neanche a gennaio potranno tornare in classe. La forbice tra economia e futuro in Italia non è mai stata così profonda e sfavorevole alle nuove generazioni. Meglio un’apericena oggi che un ingegnere domani, insomma. Per orientarci nella jungla dei divieti, ecco un’infografica del Corriere della Sera.
Infografica Corriere della Sera 29 novembre 2020
Redazione