Fonte: la Repubblica – 7 dicembre 2020
La pandemia sta cambiando la nostra vita e il mondo intorno a noi. È una considerazione ovvia ma torno a ripeterlo quando si tratta di affrontare temi importanti come la scuola, alla quale è affidato il nostro sistema educativo, la promozione della ricerca e della conoscenza. La scuola è innanzitutto luogo di socializzazione, in cui si consolidano amicizie e relazioni, soprattutto alle superiori. Una fase fondamentale che orienta la nostra personalità. Anche per tale motivo i provvedimenti del governo che prevedono la “Didattica a Distanza” (DaD) alle “superiori” appaiono importanti. Perché influiscono sul presente e, ancora di più, sul futuro della nostra società. Secondo Tito Boeri e Roberto Perotti la chiusura delle scuole, insieme alla DaD, accentuerà le diseguaglianze nell’apprendimento. Soprattutto a svantaggio degli studenti del ceto più basso. Ciò è stato dimostrato da diversi studi condotti in Europa, mentre in Italia uno studio del Censis evidenzia come ci sia un divario significativo nell’accesso alla DaD, che vede svantaggiati gli studenti del Mezzogiorno. Ma secondo un’indagine recente realizzata da Demos per Repubblica ha dimostrato che la diffusione della Dad non preoccupa i cittadini. Al contrario i due terzi del campione intervistato hanno espresso un giudizio “positivo” sulle lezioni “a distanza”. Appunto. Ciascuno a casa propria. Da solo e questo vale anche per il professore. Si tratta, peraltro, di un orientamento generalizzato. Attraversa tutte le fasce d’età e tutte le categorie sociali. Ed è significativo osservare come la DaD ottenga maggior favore proprio fra le categorie maggiormente coinvolte. Anzitutto: gli studenti. E, comunque, fra le persone con un livello di istruzione elevato: medio-alto. Peraltro, il giudizio risulta molto positivo anche fra gli operai. I quali, spesso, hanno figli che studiano. (…) E’ significativo comunque come la scuola mantenga, fra gli italiani, un livello di fiducia elevato. Anzi: maggioritario (superiore al 50%). La DaD, peraltro, appare tanto più apprezzata quanto maggiore è la fiducia verso la scuola. E ciò suggerisce come il valore dell’insegnamento prevalga su altre valutazioni ed è quindi opportuna qualche avvertenza. Perché, come si è detto, la scuola non è solo luogo di insegnamento ma di incontro e di relazioni. La “scuola a distanza”, per quanto utile (e, in questa fase, necessaria), ci abitua ad agire e a vivere “da soli”. Sostituendo il “digitale” al “contatto personale”. Con il rischio di costruire una società di “persone sole”. E “da soli” è difficile essere felici. Il ritorno della didattica in presenza, previsto a partire dal prossimo gennaio, dunque, è opportuno. Per contrastare il Virus della solitudine. A condizione, ovviamente, di non liberare…il Corona-Virus.
Abstract articolo Ilvo Diamanti