Fonte: il manifesto – 10 dicembre 2020
Niente didattica a distanza per settantamila studenti disabili dei quasi 300 mila che hanno frequentato la scuola italiana durante il primo lockdown totale della scuola. Il dato emerge dal rapporto “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità” pubblicato ieri dall’Istat, secondo il quale al 23% di questi studenti è stato negato a causa delle politiche reputate necessarie per contenere la diffusione del Covid. Consapevole dei danni psicologici, sociali e formativi enormi causati il governo ha previsto la frequenza degli alunni disabili nella seconda chiusura delle superiori messe in Dad dal 4 novembre scorso. Da allora le classi sono aperte e gli insegnanti di sostegno seguono le attività. L’iniziativa ha sollevato perplessità e critiche. Nei primi due mesi di Dad la situazione è peggiorata nelle regioni del Mezzogiorno, mentre le regioni del Centro si distinguono per la più bassa percentuale di studenti esclusi (5%), la metà del dato delle regioni del Sud. Tra le cause la mancanza di strumenti tecnologici e la mancanza di ausili didattici specifici. Le difficoltà di carattere tecnico e organizzativo, la carenza di strumenti e di supporto adeguati e alle difficoltà d’interazione, l’origine sociale e la condizione economica delle famiglie hanno pesato nell’esclusione di questi studenti dal loro diritto e ha interrotto i percorsi didattici intrapresi da molti docenti. L’obiettivo dell’inclusione e della socializzazione è stato, in questi casi, compromesso. Va anche raccontata la realtà delle condizioni di lavoro in cui si trovano gli insegnanti di sostegno., tra i quali il numero di quelli specializzati è ancora insufficiente. (…) Tra gli assistenti risulta poco diffusa la conoscenza della lingua dei segni (LIS). Una scuola su quattro non ha postazioni informatiche adeguate alle esigenze degli alunni con disabilità e questo è il nodo da affrontare soprattutto al sud.
Abstract articolo di Mario Pierro