Fonte: Il Sole 24 Ore – 18 dicembre 2020
Conciliare il numero degli studenti chiamati a sostenere le lezioni in presenza (il 75%) con la capienza del trasporto pubblico, ora ferma al 50%.È questo, il nodo principale con il quale fare i conti in vista della riapertura delle scuole il 7 gennaio. I numeri non sono da poco: a gennaio sono attesi sui banchi circa 2 milioni di alunni di licei, tecnici e professionali, oltre ai 5 milioni di ragazzi del primo ciclo già a scuola al 100% da settembre, seppur a singhiozzo, in base alla cartina a colori dell’Italia. Un numero troppo elevato per l’attuale sistema dei trasporti. Lo scaglionamento degli ingressi è una possibile soluzione ma la rimodulazione degli orari comporta una serie di effetti collaterali, basti pensare al potenziamento del personale dedicato alla pulizia e sanificazione degli ambienti. Di qui la soluzione di provare ad abbassare la soglia nazionale del 75% di rientro in presenza (magari portanda al 60%, o forse al 50%, lasciando più autonomia agli istituti). Come ricorda Antonello Giannelli, l’Associazione nazionale presidi, «oggi le scuole con la loro autonomia possono modulare l’organizzazione per garantire la sicurezza. Per garantire decisioni ponderate servirebbe una base informativa con i trasporti per conoscere i flussi di traffico e di utenza e quindi adattare di conseguenza gli orari di ingresso. Il tema, certo, è delicato e le situazioni sono diverse da area ad area. Per questo ai tavoli istituzionali è un errore non far sedere anche i presidi che conoscono le singole realtà». La decisione resta legata anche all’andamento del virus ma la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, è ferma nell’assicurare la riapertura in presenza dal 7 gennaio.
Abstract articolo di Claudio Tucci