Coronavirus, come può la scuola rimarginare le ferite emotive della pandemia

Fonte: Orizzontescuola.it, 30 dicembre

Coronavirus e scuola, la Ministra Azzolina caparbiamente insiste sulla riapertura delle scuole superiori. E’ preoccupata per un altro tipo di contagio che sta intaccando l’equilibrio psichico e sociale dei nostri ragazzi. Cosa può fare la scuola per continuare ad essere un presidio educativo anche nella modalità online?  Coronavirus e scuola, quasi mai la scuola è riuscita a catalizzare su di sé l’attenzione dei media e della politica. Ci voleva la pandemia per rimettere al centro della riflessione generale le istituzioni scolastiche. Due sono i temi che si impongono: i contagi e l’emergenza educativa. Qui tratteremo il secondo aspetto, partendo dalle ripetute dichiarazioni della Ministra Azzolina “La scuola deve essere l’ultima cosa a chiudere; molti Paesi in Europa e anche fuori non chiudono le scuole. Il rischio zero non esiste ma i rischi possono essere ridotti al minimo” (20 ottobre), “Gran parte della comunità scientifica ha confermato che i rischi a scuola sono minimi, perché in questi mesi la scuola si è preparata. E poi si devono valutare anche i rischi di tenerle chiuse: noi rischiamo un disastro dal punto di vista psicologico, educativo, sociologico. Quindi compatibilmente con la situazione epidemiologica dobbiamo provare a tenerle aperte. La scuola è la principessa delle attività produttive perché senza formazione questo Paese non ha futuro” (11 novembre). “Non dovete essere voi a pagare il prezzo più alto di questa emergenza. Le scuole sono un ambiente controllato, ci sono regole severe che vengono rispettate con attenzione anche grazie agli studenti. Le scuole devono stare aperte. Una loro chiusura prolungata rischia di impattare negativamente e a lungo termine sulla formazione, sulla capacità di apprendimento, sui livelli di istruzione. Sull’emotività dei ragazzi” (novembre). “le scuole sono ancore di sicurezza. Ed aggiungo di salvezza oltre che di sicurezza. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi perché il futuro con loro non possiamo metterlo tra parentesi. E la politica se vuole fare bene deve proiettare lo sguardo oltre” (18 dicembre).

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