Font: La Stampa – 19 gennaio 2020
Rientro sui banchi a metà. Si torna in aula con l’emozione di ritrovare compagni e professori senza uno schermo, ma pronti a ricominciare la protesta. È andata così la prima giornata di scuola per circa 640 mila studenti delle superiori dopo quasi tre mesi di didattica a distanza. Sono quattro le regioni nelle quali le lezioni sono tornate in aula: Lazio, Molise, Piemonte e Emilia-Romagna che si aggiungono a Toscana, Trentino, Valle d’Aosta e Abruzzo, rientrate l’11 gennaio. Intanto gli studenti dei licei romani hanno discusso se e come rientrare. In molti hanno deciso di prolungare la protesta in corso da una settimana contro la Dad per richiamare l’attenzione sulle difficoltà e l’improvvisazione del rientro. Una parte invece ha deciso di rientrare ma rimanendo in mobilitazione. Per esempio il liceo Righi si è diviso, una parte si è unita allo sciopero e una parte è entrata. «È stato importante ritrovarci nelle aule. Solo entrando possiamo capire che scuola ci tocca subire. È stato fatto poco, secondo il prefetto sarebbero state necessarie 12 mila corse in più e invece ne sono state garantite solo 800 per tutti gli utenti», commenta Andrea del quarto anno. (…) Da oggi quindi nelle scuole si rientra tutti, tranne nelle regioni dove si è deciso di prolungare la didattica a distanza fino alla prossima settimana o addirittura fino all’inizio di febbraio. Sarà un rientro che porterà a un periodo di riflessione su come continuare la protesta e che culminerà in un nuovo sciopero il 29 gennaio. Rientro anche per gli studenti di destra di Azione studentesca che ieri hanno manifestato davanti al ministero dell’Istruzione. «Vogliamo tornare a scuola ma chiediamo sicurezza negli istituti e anche fuori, innanzitutto sui mezzi di trasporto», avverte Leonardo Samà, responsabile del movimento a Roma.
Abstract articolo di Flavia Amabile