Fonte: La Repubblica – 28 gennaio 2021
Il ministero non ha cambiato le regole e ora che i presidi hanno raccolto le domande di iscrizione alla classi prime l’interrogativo è: con quali numeri saranno composte? “Non c’è nulla che lasci pensare che i nostri figli a settembre andranno in classi meno numerose: nulla”. Angela Mambretti Nava, voce dei Genitori democratici, alza la resa sulle “classi pollaio”, bandiera del movimento 5 Stelle, che voleva abolirle, e della stessa ministra Lucia Azzolina. Nel frattempo i dirigenti scolastici devono fare i conti coi numeri di sempre, aggravati dal fatto che l’anno scorso non ci sono stati bocciati e con l’organizzazione del distanziamento con aule piccole. Molti genitori hanno preferito scuole vicino a casa e chiedono garanzie sulle misure di sicurezza anti-contagio messe in campo. Relativamente alle superiori la tenuta dei tecnici – sebbene i licei continuino ad avere il primato, preferiti da uno studente su due – può essere il segnale di una scelta verso indirizzi che danno anche uno sbocco lavorativo, non solo universitario, in vista di un futuro incerto, economicamente di crisi. “Tutti i dati statistici dicono che il Paese ha bisogno di tecnici, e noi stiamo verificando una crescita di interesse, mentre rimangono criticità nei professionali – osserva Egidio Pagano, voce dell’Anp di Catania e dirigente dell’istituto tecnico-tecnologico e professionale Marconi-Mangano – noi abbiamo avuto un aumento del 30%. Le classi? Da anni chiediamo numeri ridotti, serve prima di tutto alla qualità della didattica, al di là della pandemia. Speriamo in provvedimenti sugli organici”. In alcuni casi si è registrato un aumento delle domande negli indirizzi di informatica, a conferma dell’importanza riconosciuta alle piattaforme digitali. (…) Dopo essersi mobilitato per la ripresa in presenza e in sicurezza delle scuole superiori, il comitato Priorità alla scuola continua nella protesta per il passo successivo: migliorare la scuola, a partire dalle classi pollaio da abolire. Bisogna intendersi sul termine. I tetti per la formazione delle classi ad oggi sono: da 27 a 30 per le superiori, 27 sino a un massimo di 28 alle medie, 26 (27 in caso di iscritti in eccedenza) alla primaria, 26 alla materna (in caso di esuberi non si può superare i 29). Nel rapporto sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli (Laterza, 2020 – dati 2019) viene rilevato che le classi prime alle superiori con più di 30 studenti sono l’1%, mentre la media alla primaria è di 19 alunni per classe, di 21 alle medie e di 22 alle superiori (qui si va dalla media più bassa di 19 in Sardegna alla più alta di 22,7 in Lombardia). Purtroppo le medie statistiche non tengono conto di situazioni difficili, soprattutto nelle città metropolitane. In ogni caso si è lontani dall’avere 15-20 studenti per classe, ambienti di apprendimento dove diventa possibile una didattica rinnovata. L’augurio è che la pandemia, che ha costretto al distanziamento, doveva rappresentare l’occasione di un cambiamento strutturale che va ad incidere su edilizia e organici. Spiega Alessandra Francucci, portavoce dell’associazione nazionale dirigenti scolastici: “Fondi specifici per sgonfiare le classi non sono stati previsti e non c’è stata data nessuna indicazione nella composizione delle classi rispetto a un’auspicabile riduzione degli alunni. Sarà oggetto di concertazione in una fase successiva alle iscrizioni”. Poi chissà. Per ora all’orizzonte, dentro alla crisi di governo, c’è solo l’accordo tra il Mef e il ministero all’Istruzione di evitare la riduzione di personale, nonostante il calo demografico degli alunni, insomma di tenere l’organico stabile con un aumento sul sostegno. Poco, molto poco. (…)
Abstract articolo di Ilaria Venturi