Fonte: La Repubblica – 5 febbraio 2021
Per i viaggi universitari l’Italia è terza, dopo Spagna e Francia. La pandemia ha congelato il 2020, ma le università faranno investimenti consistenti in ambiente e digitale fino al 2027. I dati del settennato Erasmus dicono che il successo non si ferma, anche se l’idea di far viaggiare gli studenti italiani è del 1987 e la pandemia ha rallentato il Programma nel 2020. “L’idea è sempre forte e sui prossimi sette anni prevediamo nuovi investimenti”, dicono i gestori italiani dell’Indire. Dal 2014 al 2020 l’Italia ha coinvolto 242.000 studenti, 4.300 istituti scolastici e 22.708 insegnanti. I progetti di mobilità sono stati ben 1.066, con un finanziamento complessivo di quasi 49 milioni di euro. Poi ci sono le buone pratiche di scambio tra scuole europee: qui i progetti autorizzati sono stati 4.275, di cui 608 coordinati da istituti italiani: 110 milioni di euro l’impegno finanziario. Altri 67 milioni sono stati utilizzati per partenariati più ampi. (…) L’età media dello studente Erasmus italiano che ha scelto l’Europa come destinazione ha un’età media di 23 anni, che diventa di 25 per un tirocinante. Nel 59 per cento dei casi è una studentessa, valore che sale al 63 per cento quando lo scopo della mobilità è uno stage in azienda. Spagna, Francia, Germania e Portogallo sono i Paesi con i quali si effettuano più scambi per studio, con una permanenza media di sei mesi. Per i tirocini, nell’ordine, sono Spagna, Regno Unito, Germania e Francia. Flaminio Galli, direttore dell’Agenzia nazionale Erasmus+ Indire: “Il Programma ha dimostrato nel tempo tutta la sua straordinaria vitalità e l’effettiva utilità. Erasmus continua ad assolvere alla sua missione: aprire porte, creare collegamenti, arricchire le persone. Il futuro di Erasmus+ si prospetta solido, tra il 2021 e il 2027 è previsto un forte investimento nelle competenze dei cittadini europei e in particolare nelle loro conoscenze verdi e digitali”.
Abstract articolo di Corrado Zunino