Archiviato il ministero di Lucia Azzolina tutti gli occhi sono puntati sulle scelte che attuerà il nuovo governo. Ma uno strascico che ci farà parlare ancora dell’ex ministro dell’istruzione riguarderà i famigerati banchi a rotelle. Per la precisione la questione avrà più di uno strascico, e tutti poco simpatici: un’indagine della Guardia di finanza, una verifica della Corte dei conti, una probabile richiesta di verifica al Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (Spisal). Infine una bella interrogazione in Parlamento. Ci mancherebbe solo che si arrivi all’indizione di una commissione di inchiesta e per la vicenda dei banchi a rotelle saremmo a posto. Commissione o non commissione la domanda è: ma quanto ci costeranno alla fine questi benedetti banchi ‘ruotanti’? A far riesplodere la questione era stata la settimana scorsa la clamorosa iniziativa dell’assessore all’istruzione del Veneto Elena Donazzan, che ha decretato l’espulsione dei banchi ruotanti da tutte le scuole della regione. La motivazione con la quale è stata motivata la decisione è l’alto numero di segnalazioni di insorgenza di dolori e mal di schiena da parte degli studenti. Il provvedimento è stato accompagnato con una richiesta di informazioni ai dirigenti scolastici di tutta la regione, che dovranno redigere una relazione, esponendo vita, morte e miracoli (pochi) dei famigerati banchi. Ecco il testo della missiva dell’assessore Donazzan: “La ripresa delle attività didattiche in presenza per le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado sta vedendo diverse realtà istituzionali impegnate alla massima condivisione per individuare modalità e strumenti adeguati a garantire il ritorno a scuola in sicurezza. In questo contesto e anche al fine di dare riscontro ai rilievi sollevati da alcune rappresentanze sindacali in occasione dei recenti tavoli di confronto sulla ripartenza della scuola, ritengo utile avviare una indagine conoscitiva sull’introduzione nelle scuole dei banchi monoposto dotati di rotelle, forniti per il corrente anno scolastico 2020/2021”. Viene alla mente la storia del dipendente del comune di Palermo, la cui attività si espletava nella catalogazione con tanto di documentazione fotografica di tutti i tombini di della città. Speriamo non si arrivi a tanto. Per una volta ci auguriamo che il presente articolo non sia letto da qualche dirigente della macchina burocratica nazionale: chissà che non copino l’idea del catalogatore dei tombini, per promuovere una bella identificazione descrittiva di ogni singolo banco ruotante. Facciamo gli scongiuri, in attesa dei prossimi capitoli.
Alberto Barelli