Fonte: Il Messaggero – 24 febbraio 2021
Le varianti del Covid stanno decretando la chiusura delle scuole. Ciò che non è stato deciso per decreto, sta avvenendo per effetto del contagio che sta determinando lo stop delle lezioni, come tessere di un domin. I dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità sono emblematici: il 17,5 per cento dei nuovi casi positivi, nell’ultimo mese, è rappresentato da under 18, dunque da studenti. Questa percentuale, nei primi mesi della pandemia, era attorno al 2-3 per cento. Oggi un positivo su 5 è un giovanissimo a conferma che la variante inglese corre più facilmente tra i banchi. Altri dati: nel Lazio ci sono tre città in zona rossa, vale a dire Colleferro, Carpineto Romano e Roccagorga e tutti i focolai sono stati originati dalle scuole. A Roma ogni giorno c’è almeno un istituto che si ritrova con le classi in quarantena a causa dei contagi: ieri è stata la volta di una scuola del quartiere Salario dove è stato scovato un caso di variante brasiliana, collegato all’Umbria, dopo che nei giorni scorsi erano stati trovati anche positivi con la mutazione inglese. In totale negli ultimi tre giorni, solo a Roma, sei scuole chiuse per il virus, più spesso per la presenza della mutazione britannica.
In provincia di Perugia la variante brasiliana ha causato la chiusura con la zona rossa dopo che la sua diffusione ha interessato anche gli istituti. In Lombardia a Bergamo nell’ultima settimana sono risultati positivi 78 studenti, con 71 classi in quarantena. A Gussago, in provincia di Brescia (dove sono state decise nuove limitazioni) dodici bambini in una scuola materna sono positivi alla variante inglese, mentre in un istituto di Milano è stata individuata anche la brasiliana. L’azienda sanitaria del capoluogo lombardo ha calcolato il numero di positivi tra studenti e insegnanti: «Dall’inizio dell’anno scolastico, l’Ats Città Metropolitana di Milano ha ricevuto segnalazioni di 12.778 casi positivi a Sars-CoV-2, di cui 8.943 alunni e 3.835 operatori». Altri focolai scolastici in Emilia-Romagna e ora, a causa delle varianti che interessano anche le scuole, sarà necessario rafforzare le limitazioni in alcune aree come l’Imolese e San Benedetto Val di Sambro (Bologna).
L’andamento dell’epidemia sta insomma vanificando il tentativo di garantire l’anno scolastico e si tratta ora anche di capire se abbia senso avere concentrato tutte le forze per vaccinare con AstraZeneca gli insegnanti (rallentando così l’immunizzazione di massa) quando gli under 18 non possono ricevere l’iniezione visto che non esiste ancora un prodotto autorizzato per loro. In questo modo nelle aule il virus continuerà a circolare, raggiungerà comunque le famiglie e saranno, come sta avvenendo, sospese le lezioni. Quindi avremo da una parte scuole chiuse ma insegnanti vaccinati, dall’altra lavoratori di servizi di prima necessità, come la cassiera di un supermercato aperto anche durante il lockdwon, che continueranno a restare a contatto con la gente e saranno vaccinati solo in autunno, visti i ritmi attuali.
Le Regioni, nel documento approvato l’altro giorno e inviato al governo, chiedono nell’ultimo paragrafo maggiori margini di manovra per fermare le lezioni quando il livello dell’epidemia lo richiede: servono dei parametri dei contagi per decidere quando chiudere le scuole.
Abstract articolo di Mauro Evangelisti