Piccoli segni di incrinatura dei rapporti tra regioni e Governo sulla scuola. Ancora nulla di eclatante, sia chiaro, ma, come si dice, a soli pochi giorni dall’insediamento del nuovo esecutivo, i versi non sono belli. Fatto sta che durante l’incontro con i governatori sul nuovo Dpcm è piovuta la richiesta dei governatori di Veneto, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Campania, di far valutare al Comitato tecnico scientifico (Cts) le conseguenze sull’attuale situazione epidemiologica del ritorno alle lezioni in presenza, considerato che le varianti del Covid iniziano a far registrare un numero di contagi preoccupante. A questa richiesta è seguita la proposta del governatore della Puglia Michele Emiliano di chiudere le scuole fino a che tutti gli insegnanti non saranno stati vaccinati. Ciliegina sulla torta, Emiliano ha ricordato la questione della responsabilità giuridica dei presidenti nel caso che la mancata tutela della sicurezza sul lavoro metta a rischio gli insegnanti. E’ arrivata quindi la dichiarazione del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Mariastella Gelmini, che ha osservato come “chiedere la riapertura delle attività economiche e la chiusura delle scuole sia una contraddizione di fondo”. Rispetto alla decisione da prendere circa la riapertura o meno delle scuole il più duro è stato il presidente del Veneto Luca Zaia, che ha dichiarato: “è bene che si faccia chiarezza e che ognuno si prenda le proprie responsabilità perché nel momento in cui il ministro comunica ai governatori che ci dobbiamo aspettare un’ondata di contagi visto quello che sta succedendo in Europa e già in alcune regioni, è giusto sentire il Cts se va bene tenere aperte le scuole”. Intanto è tramontata la proposta di tenere le scuole aperte fino a fine giugno, avanzata dal neo ministro dell’istruzione Bianchi, che, per ora, ha incassato la disponibilità dei sindacati a lavorare in un clima di collaborazione. La condizione perché il confronto continui a svolgersi in armonia è che quanto prima giungano dal Governo decisioni chiare, in grado di evitare che attorno alla scuola torni a regnare una situazione di incertezza. Incrociamo quindi le dita perché tutti i soggetti possano lavorare per il bene della scuola, senza che a prevalere siano dissidi e polemiche. I nuovi ministri sono avvisati: che facciano tesoro dei primi segnali di incrinatura e si muovano alla svelta per convincere governatori e sindacati che il nuovo Governo ha cambiato marcia.
Alberto Barelli