Troveremo la sorpresa del provvedimento di riapertura delle scuole dentro l’uovo di Pasqua? Auguriamocelo ma l’esperienza ci dice di non fare troppo affidamento su speranze che potrebbero andare deluse. Più pragmaticamente si tratta di prendere atto di una scelta annunciata per ora solo a mezze parole da alcuni esponenti del Governo. Solo alcuni. Perché per una metà dell’esecutivo si deve lavorare per il ritorno in classe degli studenti, mentre per l’altra metà l’orientamento è invece di proseguire sulla linea dura di chiusura. Insomma la scuola è divenuta il fronte caldo di divisioni e confronto-scontro tra i membri dell’esecutivo. Per carità, nulla di nuovo ma il clima che si sta delineando la dice lunga sulle difficoltà che si continuano a registrare nell’affrontare le conseguenze della pandemia sul sistema scolastico italiano. Se la situazione è obiettivamente difficile l’aggravante che si può imputare al Governo è di aver tradito a tempo di record quella promessa di dare risposte celeri e definitive che era stata la bandiera con la quale si era presentato il nuovo esecutivo di Super Draghi. Nessuno chiede miracoli ma troppi segnali stanno indicando che il rischio è che si torni al clima di impatanamento – termine non bello ma che rende bene l’idea – dei mesi scorsi e che ha provocato ritardi e il disorientamento di studenti e insegnanti. “In questo momento il governo non ha preso nessuna decisione, ci confronteremo e decideremo. Ci siamo confrontati con i tecnici sulla curva epidemiologica, non abbiamo discusso di misure. Non c’è nessuna decisione”, ha spiegato ieri il ministro della Salute Roberto Speranza. Tradotto: stiamo ancora cercando di trovare una scelta condivisa. Senza fretta, per carità…
Alberto Barelli