Concorso docenti: il flop dello straordinario.

Fonte: Corriere della sera – 31 marzo 2021

Niente, non ce la possiamo fare. Dei tre concorsi che a settembre 2021 avrebbero dovuto portare in cattedra quasi 100 mila nuovi docenti, dopo un lungo braccio di ferro con i sindacati la ex ministra Lucia Azzolina era riuscita (attirandosi addosso anche minacce di morte che l’hanno costretta a girare con la scorta) a portarne a casa almeno uno, che fra mille difficoltà si è concluso a febbraio con le ultime prove (dopo la sospensione causa Covid). In teoria, con il concorso straordinario si sarebbero dovute coprire 32 mila cattedre. In realtà, però, fra carenza di domande (soprattutto nel sostegno dove i candidati già in partenza erano la metà dei posti disponibili) e bocciature da record, a settembre in classe rischiano di arrivarne molti meno. Dai primi risultati pubblicati dagli uffici scolastici regionali viene fuori un mezzo flop. Qualche esempio: in Piemonte per informatica erano in palio 78 posti, si sono presentati in 115, ne sono passati 18. Idem in Puglia dove i posti erano 52 e i candidati 67. Ma nemmeno in ginnastica le cose sono andate meglio: in Sicilia si sono candidati in 61, ma ne sono passati meno della metà: 30 per 35 posti. Alla fine i vincitori potrebbero essere poco più della metà dei posti disponibili. Ma niente paura. Anche questa volta per i bocciati è già pronta una scialuppa di salvataggio. Visti i tempi biblici dei due prossimi concorsi ordinari da 45 mila posti, e poiché già a settembre dell’anno scorso su 86 mila nuove assunzioni autorizzate dal Mef ne sono andate a segno appena 25 mila, i tecnici del ministero dell’Istruzione guidato da Patrizio Bianchi sono al lavoro su una possibile soluzione-ponte per portare in cattedra altri 50 mila insegnanti. Siccome un’ennesima sanatoria nuda e cruda sarebbe improponibile, la formula escogitata potrebbe essere quella del corso-concorso, ovvero un anno di formazione al termine del quale potrebbe scattare l’assunzione (a valere quindi da settembre 2022). Un’ipotesi che Bianchi aveva già ventilato nelle vesti di consulente della ministra Azzolina: «Si può pensare a procedure di stabilizzazione temporanea riservate agli attuali precari – scriveva nel suo piano per la ripartenza delle scuole stilato a luglio scorso – cui far seguire percorsi formativi con prove finali selettive da definire con successive disposizioni». Ma come verrebbero selezionati i fortunati candidati all’assunzione? Semplicemente in base ai titoli di servizio, cioè ripescando dalle graduatorie quegli stessi precari che sono stati bocciati al concorso e che dunque entrerebbero in classe insieme ai loro compagni che il concorso lo hanno passato con la sola differenza che per loro l’assunzione sarebbe posticipata di un anno. Una soluzione che per il momento però divide il governo in quanto piace alla Lega, da sempre paladina di una stabilizzazione dei precari «a tavolino», e a una parte del Pd, ma incontra la ferma ostilità del partito di Azzolina, come ha ribadito in questi giorni anche la sottosegretaria grillina Barbara Floridia. Un’ipotesi di mezzo – a suo tempo portata avanti dal Pd ma respinta dall’ex ministra – potrebbe essere quella di assumere almeno i docenti di sostegno che non hanno potuto partecipare al concorso perché non avevano una sufficiente anzianità di servizio ma possono vantare un titolo di specializzazione rilasciato dalle università solo al termine di un anno di corso a numero chiuso. Trovare la quadra, a questo punto, toccherà al governo Draghi, ma una cosa è già certa: poiché rispetto ai due governi Conte questo tiene dentro tutti, qualunque soluzione scelga, dovrà deludere qualcuno.

Abstract articolo di Gianna Fregonara e Orsola Riva

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