Doveva essere una riapertura che segnasse il rilancio di una scuola all’avanguardia e in grado di affrontare il momento difficile, invece si è tornati… al registro di carta. A determinare il passo indietro, va precisato, è stato un attacco hacker, che ha mandato in tilt la piattaforma che gestisce il programma utilizzato in pratica dalla metà degli insegnanti italiani. Una problematica che proprio in questi giorni ha interessato anche un colosso di internet come Facebook e che quindi non è riconducibile a responsabilità dirette dei vertici del ministero o del sistema scolastico. Meno accettabile è il fatto che il problema si sia protratto per numerosi giorni, tanto che ancora oggi non si è tornati alla normalità. Il risultato è che invece di un messaggio rassicurante, che mai come in questo momento è necessario che il sistema scuola riesca a dare non solo agli studenti e alle famiglie ma all’intero paese, il ritorno sui banchi ha visto una scuola caratterizzata dal solito stato di incertezza perenne. Caos registri elettronici a parte, a tenere banco sono state le notizie delle proteste per la dad ma anche per le classi pollaio, la mancanza di insegnanti e le carenze del sistema dei trasporti, peraltro risultato ancora più allarmante dopo che i controlli dei Nas hanno certificato il pericolo di veicolazione del covid nelle biglietterie e negli autobus e treni. Questioni sulle quali qualcosina in più doveva essere stata fatta. Speriamo solo che almeno il problema dei registri elettronici venga risolto definitivamente alla svelta. Purtroppo non sembra che sia così. L’ultimo aggiornamento ci dice che entrerà in gioco anche il Garante della privacy, perché la questione potrebbe finire per riguardare la possibile diffusione dei dati personali degli studenti. Considerata la farraginosità della macchina burocratica italiana, scordiamoci che il tutto si concluderà senza ulteriori lunghi strascichi.
Alberto Barelli