Fonte: Il Sole 24 Ore – 12 aprile 2021
Non c’è pandemia che tenga. Il professore era e resta mobile soprattutto se è emigrato al Nord per occupare una cattedra libera e, alla prima occasione utile, vuole tornare al Sud. Avremo la conferma già domani, martedì 13 aprile, quando scadranno i termini per la mobilità 2021/22 degli insegnanti e il ministero dell’Istruzione deciderà se comunicare il numero di richieste di trasferimento avanzate dal corpo docente. Dopo il 7 giugno sapremo quante richieste saranno state approvate. Per i sindacati si tratta di 40-50mila prof intenzionati a spostarsi. Un numero che, se confermato, sarebbe sì inferiore ai 55mila che, anche allora in epoca di coronavirus, hanno cambiato scuola o provincia l’anno scorso, ma complicherebbe comunque la ripartenza di settembre. La mobilità può essere territoriale (cambio di sede) o professionale (passaggio di cattedra o di ruolo, ad esempio medie-superiori). E la girandola di docenti si annuncia sostenuta anche quest’anno, nonostante la “ferma prolungata” di 5 o di 3 anni, a seconda dei casi, nella sede di titolarità. A incidere è il vincolo di permanenza quinquennale, che interessa circa 20mila insegnanti neo assunti. Altri 60mila prof sarebbero invece stoppati dal vincolo triennale sulla stessa sede introdotto con la contrattazione integrativa per chi ha avuto trasferimento su sede richiesta. L’effetto di queste regole, sempre secondo fonti sindacali, è stata la riduzione delle domande di mobilità (in tutto se ne aspettano 80-90mila, di cui 40-50mila probabilmente accolte). Ma il turnover totale sarebbe comunque altissimo. Sommando il 2018/2019, il 2019/2020 e il 2020/2021, sulla base dei dati del ministero dell’Istruzione, risultano infatti inoltrate oltre 373mila domande di mobilità, di cui quasi 311mila territoriale. Di queste ne sono state accolte 177.599, il 48% (58.594 nel 2018/19, 63.997 nel 2019/20, 55.008 nel 2020/21). I trasferimenti accordati dentro la regione sono stati 153.589, quelli fuori regione, soprattutto sull’asse Nord-Sud, sono stati invece 24.010. Se si eccettua il 2016/2017, quando il deflusso è stato maxi (158mila spostamenti di cui 32mila oltre i confini regionali) per effetto della mobilità obbligatoria prevista per tutti gli assunti della Buona Scuola, ogni anno ha cambiato cattedra circa l’8% del corpo docente. Sommando ai 177mila trasferimenti effettuati negli ultimi tre anni i circa 40/50mila stimati per settembre 2021, il risultato è che si è mosso il 30% dei professori totali (calcolato sui 680mila docenti di ruolo). Un dato enorme, che non ha eguali nel resto del pubblico impiego. E che rende ancora più complicato il puzzle sulle assunzioni di settembre, con annessa maxi-sanatoria per 50-60mila precari (su cui si veda Il Sole 24Ore di lunedì 29 marzo). Specialmente se si vuole evitare, come il premier Mario Draghi e il ministro Bianchi sembrano intenzionati a fare, il bis dei 200mila supplenti in cattedra già sperimentato quest’anno. Con gli effetti deleteri sulla continuità didattica che alunni e famiglie hanno già vissuto sulla loro pelle.
Abstract articolo di Eugenio Bruno, Claudio Tucci