Fonte: Corriere della Sera – 28 aprile 2021
Al via un piano per garantire l’apertura delle scuole fino alla metà di settembre. «Un ponte e un’opportunità per un’estate diversa», come lo ha definito il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Sono previste lezioni, laboratori, corsi di musica, di arte e di sport ma anche corsi autogestiti dagli studenti più grandi, stage, simulazioni, summer school. C’è un po’ di tutto nella circolare ministeriale inviata ieri ai presidi di tutta Italia per illustrare come dovrà funzionare l’estate delle scuole aperte. Ora la palla ora passa a loro che dovranno proporre idee per i propri studenti e cominciare a organizzare i corsi. Tutti rigorosamente gratis.
La cifra stanziata è ambiziosa: 520 milioni di euro, che le scuole potranno richiedere in base ai corsi e alle attività che offriranno. Sono coinvolti tutti, dai bambini di tre anni delle scuole di infanzia fino agli studenti che sbarcheranno in quinta superiore a settembre. I corsi non saranno obbligatori ma i docenti che se si presteranno al progetto saranno pagati extra. Altrimenti i presidi potranno rivolgersi alle associazioni del terzo settore, a esperti e persino a studenti universitari.
Il progetto prevede di dividere l’estate in tre «macro fasi»: la prima per le due settimane di giugno dopo gli scrutini sarà di «rinforzo e potenziamento delle competenze»: sulla base dei risultati dei test Invalsi, che si stanno svolgendo in queste settimane, e delle valutazioni degli insegnanti, le scuole valuteranno «interventi personalizzati e di gruppo» sulle abilità di base, e cioè italiano e matematica alle elementari, e anche inglese alle medie e alle superiori.
La seconda fase riguarda luglio e agosto e si chiama «rinforzo delle competenze disciplinari e della socialità»: in questa fase le scuole potranno organizzare laboratori «di musica d’insieme, arte, creatività, sport, educazione alla cittadinanza, ambiente, digitali», le cosiddette attività Campus.
Infine la terza fase, a settembre prima dell’inizio delle lezioni, sarà di «rinforzo e potenziamento delle competenze con intro al nuovo anno». Di nuovo laboratori, ma anche momenti di ascolto «peer tutoring anche autogestiti», anche a distanza. (…)
I fondi sono sono stati recuperati da finanziamenti europei (fondi Pon) per le zone con maggiore povertà educativa — sono soprattutto nelle regioni del Sud — che finora non erano stati usati. Si tratta di 320 milioni di euro. Le altre risorse invece sono per tutte le scuole: 150 milioni stanziati nel decreto Sostegni dal governo Draghi, 40 milioni recuperati da altre poste e 10 milioni già stanziati lo scorso anno per i «patti di comunità».
L’incognita riguarda la capacità di usare i fondi, che, specie nelle aree a maggior dispersione, gli istituti non sono riusciti fin qui a spendere. Il tempo è poco e per questo il ministero sta correndo per predisporre i decreti necessari per le procedure e ha coinvolto l’Indire per aiutare le scuole a districarsi nel percorso burocratico senza errori.
Abstract articolo di Gianna Fregonara