Fonte: la Repubblica – 30 aprile 2021
La scuola in estate? Chi è già partito, chi attende di capire come fare sino a chi si rifiuta. Sarà comunque una corsa contro il tempo per organizzare programmi e partecipare ai bandi. Pochi i docenti che, a giudicare dai commenti nei social, si offriranno volontari (pagati) mentre numerosi sono i giovani precari che chiedono come fare a lavorare a luglio e agosto. Quello che è certo è che il Piano presentato dal ministero all’Istruzione e finanziato con 510 milioni divide il mondo della scuola. Inquieta sui tempi e i modi di attivazione. Accende entusiasmi e critiche feroci. I presidi, con Antonello Giannelli appena rieletto alla guida dell’Associazione nazionale presidi (Anp), ricordano: “Lavoriamo da oltre un anno senza aver fatto ferie, il personale della scuola arriva a questa fine anno stremato. Qualsiasi esercito ha bisogno di riposarsi tra una battaglia e l’altra e questo principio è valido anche per noi”. Dunque, bene il Piano estate, ma Giannelli reclama personale a sostegno degli istituti: “Ne condividiamo il significato politico e il valore sociale, specie con riferimento ai soggetti meno tutelati e, quindi, più colpiti dai nefasti effetti della pandemia. Ma non possiamo ignorare però che il problema è organizzativo. Per questo chiediamo più risorse in termini di personale, soprattutto nelle segreterie. L’attuazione del Piano richiede ai dirigenti un surplus di lavoro, mentre essi nutrono numerose ragioni di grave insoddisfazione”. A Cisl e Flc-Cgil il piano piace. Più critico Pino Turi della Uil: “Il punto non è quello della definizione delle attivita di luglio-agosto che hanno una forte connotazione socio-assistenziale. Vorremmo che si parlasse della scuola di questo Paese”. Salvo Amato, fondatore di “Professione insegnante”, raccoglie un sentire comune tra i docenti: “Ci sarebbero altre priorità come quella di rendere la scuola sicura per settembre. Per ora non c’è nulla sui provvedimenti necessari come la riduzione del numero di studenti nelle classi. Noi docenti non veniamo mai ascoltati. Credo proprio che i colleghi non aderiranno: partecipare in modo volontario non è compatibile con le ferie”. (…) La perplessità ora è che non puoi organizzare in pochi mesi una scuola che va oltre le mura e si fa abitare dalla città. Ci vuole tempo”. I fondi Pon, fanno notare molti dirigenti, hanno una gestione burocratica pesante e difficile da seguire per chi ha il personale amministrativo nelle scuole già ridotto all’osso. “Il rischio è che le scuole arrivino ad affidare tutto a società terze che non sanno nulla del territorio”. Il preside D’Ambrosio è già comunque pronto: “Noi riusciamo a garantire anche corsi di recupero gratuiti grazie a un accordo coi gestori dei centri estivi: a loro diamo i locali con aria condizionata, le Lim e i tablet. I loro educatori per due ore al giorno, due volte alla settimana, si occupano del sostegno allo studio per 60 bambini. Tutte iniziative che non s’improvvisano”.
Abstract articolo di Redazione Ilaria Venturi