Fonte: Corriere della Sera – 3 maggio 2021
Sembrava la soluzione panacea per compensare i deficit dei ragazzi e recuperare quanto perso in un anno scolastico a dir poco complicato, invece il piano estate presentato dal ministero dell’Istruzione, con un non ha piace a nessuno. Secondo il risultato del sondaggio promosso da Orizzonte scuola, e a cui finora hanno risposto in 5 mila, ben il 70% delle scuole non intende partecipare e il 10% è ancora indeciso. Quanto agli studenti, stando almeno ai pareri raccolti dalla piattaforma Skuola.net, 8 su dieci si guarderebbero bene dall’aderire a eventuali attività organizzate a scuola. Stesso risultato dal sondaggio di Tecnica della scuola: il piano non interessa circa l’80% degli addetti ai lavori, ovvero i 4.447 lettori, suddivisi tra docenti (67.1%), genitori (22.9 %), studenti (7.8%) e personale Ata (1.5%). Più di tutti, ha detto di non volere essere coinvolta la categoria degli insegnanti: addirittura l’87,7% dei docenti ha detto di non volere partecipare alle attività, contro appena il 7.5% dei sì. Altrettanto disinteressati si sono detti gli studenti, per la maggior parte di scuola superiore di secondo grado, che hanno espresso il loro dissenso, facendo registrare una percentuale pari all’81.2% di posizioni contrarie. Anche tra i genitori non sembra esserci un interesse altissimo: solo il 23.3%, uno su quattro, sembrerebbe orientato a far frequentare le attività estive organizzate nelle scuole. (…)
Al di là di contratti e impegni, la verità è che chi ha lavorato in anticipo per tenere aperte le scuole d’estate, non dovrà far altro che chiedere i finanziamenti e metterli a frutto. Ma per chi non aveva in programma un proseguimento delle attività scolastica, significa mettere a punto in un mese un’organizzazione non da poco. Lo spiega Alfonso D’Ambrosio, preside della scuola di Vo’Euganeo, uno dei pochi che già ha il piano pronto per l’estate: «Ho diverse perplessità, secondo me non sarà facile per chi non si è già organizzato. Non ci sono i tempi. (…) abbiamo perso il momento più importante, giugno, quando buona parte degli studenti e insegnanti sono ancora presenti. E arriviamo a luglio e agosto, periodo meno efficace, perché i docenti iniziano a prendere le ferie e i ragazzi a partire. Infine, la gestione di un Pon richiede un impegno amministrativo enorme, che non tutte le scuole possono assumersi per tre mesi, per motivi di personale: nelle scuole piccole come la mia si chiude alle 14 e c’è un solo amministrativo per turno per più plessi. Noi ci siamo messi in rete con altre scuole per unire le forze. Forse non bisognava chiamarlo piano estate- conclude D’Ambrosio- ma patto educativo di comunità e spingere i dirigenti a farlo partire durante tutto l’anno, con un respiro diverso: avrebbe messo meno in criticità le scuole».
Abstract articolo di Valentina Santarpia