Fonte: Corriere della Sera – 7 maggio 2021
«Diciottomila ragazzini tra i 10 e 16 anni che non vengono mandati a scuola solo a Catania, 80 mila in tutta la Sicilia»: si chiama dispersione scolastica, spiega il giudice Roberto Di Bella, che dopo 25 anni come presidente del tribunale dei minorenni di Reggio Calabria ora si è spostato a Catania, e ha iniziato un’altra battaglia, dopo quella per allontanare i figli degli ndranghetisti dal territorio: quella nelle scuole.
«I dati sulle assenze da scuola che mi sono stati forniti, e di cui mi riservo di verificare la fonte, sono inaccettabili per un Paese civile – spiega Di Bella – Quando un bambino non va a scuola, bisogna intervenire, con misure graduali: prima prescrizioni, poi eventualmente inserimento in comunità e decadenza della responsabilità genitoriale, e segnalazione all’Inps per la revoca di tutte le indennità economiche connesse alle attività scolastiche. Interverrei anche togliendo il reddito di cittadinanza a chi non fa andare i figli a scuola. Invece spesso le segnalazioni non arrivano». (…) Di Bella spiega che non è un fenomeno nuovo ma sta emergendo negli ultimi anni con grande forza. «I dirigenti devono fare un passo in più, sottolinea ancora – il tempo pieno deve diventare una realtà anche al Sud, così che i ragazzi possano trascorrere più ore lontani dal contesto malato, e gli insegnanti dovrebbero fare corsi di formazione per affrontare le situazioni di disagio. Nelle zone di frontiera ci vogliono insegnanti preparati. La scuola ha un ruolo fondamentale per ribaltare i destini del proprio paese: aiutare i ragazzi ad emanciparsi significa dare una mano alla crescita e al progresso del Paese, che soprattutto al Sud è zavorrato dalla criminalità organizzata».
Abstract articolo di Valentina Santarpia