Ma sarà che con tutti i problemi che continua ad attraverso la scuola si debba assistere al balletto delle prove Invalsi? Annullate per le secondarie, oggetto di uno sciopero indetto dai sindacati di base che ne hanno evidenziato le criticità, quindi spostate di un giorno per ovviare ai possibili disguidi, le famigerate prove hanno avuto ancora una volta l’onore delle cronache. Non si arrabbierà chi continua a perorarne la causa, se possiamo asserire senza timore di essere smentiti che la notizia del loro annullamento per le secondarie è stata accolta con soddisfazione da tutte le componenti della scuola. Invece, come si può immaginare, lo slittamento della prova di un giorno ha provocato arrabbiature e problemi. L’aspetto indiscutibile è che uno strumento, se così si può definire, sia stato annullato per una fascia di scuole e annullato per altre. Ed è anche su questo dato di fatto che puntano il dito i sindacati: “Nel prendere la decisione di annullare le prove standardizzate Invalsi nelle classi seconde delle scuole secondarie di secondo grado il ministro ha preso atto di come sia fuori luogo la somministrazione di test come se tutto fosse come due anni fa. – afferma il direttivo dei Cobas – Se però appare assennata e condivisibile la decisione per queste classi, risulta francamente incomprensibile la conferma contestuale di tutte le altre prove Invalsi, quelle rivolte ai maturandi, agli studenti delle scuole secondarie di primo grado, alle bambine e ai bambini di quinta e seconda elementare. Da una parte osserviamo una presa d’atto della drammaticità dell’emergenza che la scuola italiana sta vivendo, ma allo stesso tempo risulta evidente un’ostinazione burocratica a confermare nei marosi della pandemia i rigidi assolvimenti della scuola pre-pandemica!”.
È evidente, viene ribadito, che le prove che sono state elaborate per raccogliere dati in una situazione di normale didattica, non possano essere ragionevolmente proposte nel contesto presente.
“Il sistema messo a punto dall’Invalsi in questi anni, a fronte di ingenti spese, ha prodotto dati di conoscenza dalla scarsa affidabilità e utilizzabilità per migliorare la scuola nazionale a prezzo di pesanti effetti controproducenti sulla didattica e sull’organizzazione della scuola”: con queste parole erano state illustrate le ragioni dello sciopero promosso per il 5 maggio, al quale il governo ha risposto spostando di un giorno la prova. Non si hanno dati sull’adesione alla protesta e sulle conseguenze sullo svolgimento dei test ma la vicenda potrebbe non finire qui. La Cgil ha infatti annunciato conseguenze legali per la decisione dello slittamento: “Dubitiamo della legittimità di questo differimento delle prove, tra l’altro deciso dall’Invalsi e non dal MIUR. Valuteremo eventuali risposte anche sul versante legale. – Spiega la CGIL – Non è la prima volta che si tenta di stravolgere unilateralmente leggi e sentenze, come è successo recentemente per il Cspi, le assenze per le visite specialistiche e i diritti dei precari, quando sono favorevoli ai ricorsi del sindacato”. Insomma le famigerate prove potrebbero colpire ancora.
Alberto Barelli