Fonte: il Messaggero – 10 maggio 2021
Abstract articolo di Luca Cifoni
Gli obiettivi sono a dir poco ambiziosi, tanto che è lecito dubitare della loro realizzabilità nei tempi relativamente brevi indicati nero su bianco: se non fosse che la riforma del reclutamento degli insegnanti risulta inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza inviato dal governo italiano a Bruxelles, ed è stata descritta dettagliatamente nelle schede (in inglese) allegate al testo principale.
Il nuovo meccanismo, che punta a rendere centrale ai fini dell’assunzione definitiva del docente la valutazione della scuola in cui insegnerà (al termine di un anno di prova) è destinato ad accompagnare i programmi di spesa che in materia di istruzione attingono a risorse europee per quasi 20 miliardi. E dovrà diventare operativo nel 2022, mentre attualmente il governo è impegnato in una corsa contro il tempo per garantire l’avvio del prossimo anno scolastico anche grazie ad una nuova massiccia regolarizzazione di precari. (…)
Vediamo nel dettaglio come dovrebbe funzionare il nuovo reclutamento. L’idea è quella di semplificare le procedure puntando sulla formazione degli insegnanti per tutta la durata della carriera. Il primo passo è la definizione di graduatorie basate sia sui titoli dei candidati sia sul risultato di una prova di concorso svolta in forma digitale, come quelle che si stanno sperimentando in altri ambiti della pubblica amministrazione.
Da questi elenchi si prenderanno i nominativi per la copertura di tutti i posti vacanti. I vincitori (provvisori) a quel punto verrebbero assegnati alle scuole per un anno di prova: passaggio già esistente nella normativa attuale ma che diventerebbe decisivo per chi vuole ottenere un contratto stabile. Il successo di questo secondo test non implica un miglioramento della posizione in graduatoria, perché il neo-docente avrebbe il vincolo di rimanere nella stessa scuola per almeno tre anni.
Il punto-chiave è che la selezione sarà svolta dalla scuola stessa, che in questa logica avrebbe interesse a trattenere gli insegnanti più bravi per gli anni successivi e simmetricamente a non confermare quelli la cui prestazione è stata giudicata meno valida. Nello scenario ideale quindi gli istituti scolastici attingerebbero alle graduatorie di coloro che hanno già superato il concorso semplificato per coprire le sostituzioni annuali, per poi stabilizzare le loro posizioni al termine dell’anno di prova. Viene specificato che la selezione verrebbe portata avanti non solo sulla base delle conoscenze, ma anche dalla capacità di insegnamento e di relazione con ragazzi e genitori.
Il piano prevede anche di rivedere l’attuale meccanismo dei crediti formativi per le discipline psico-pedagogiche e i metodi di insegnamento. Questo per garantire la qualità ed evitare che l’acquisizione dipenda solo dal pagamento dei relativi corsi.