Fonte: orizzontescuola.it –11 maggio 2021
Abstract articolo di Eu.B.
Per ogni “cervello” che rimane in Italia per approfondire i suoi studi o avviarne di nuovi ce n’è almeno un altro che invece si trasferisce all’estero. Covid o non Covid. Brexit o non Brexit. Questo emerge dai dati dell’European research center, che ha appena festeggiato le 10mila “borse” erogate, con una cerimonia a Bruxelles alla quale hanno partecipato – tra gli altri – la presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, e il numero uno dell’Europarlamento, David Sassoli.
Anche in tempi di pandemia i Grant dell’Erc sono un termometro efficace dello stato della ricerca nel Vecchio continente. (…) Per l’Italia emerge un quadro complessivo in chiaroscuro. Se è vero che il nostro Paese occupa il quarto posto per nazionalità dei ricercatori premiati, con poco più di 1.000 Grant (alle spalle di Germania, Regno Unito e Francia), scende al sesto per numero di progetti ospitati. A causa di un import-export quasi a saldo zero. A fronte di 64 studiosi stranieri che sono venuti da noi e 534 connazionali che hanno scelto di restare ce ne sono infatti 498 che hanno optato per la fuga. Per i tedeschi lo stesso rapporto è di 1.189 a 632, con 497 accessi dall’estero; per gli inglesi è di 1.057 a 172, con 1.074 ingressi stranieri.
I dati rivelano l’appeal ancora limitato delle nostre strutture. Basti pensare che nella classifica dei primi 20 atenei per attrattività di borsisti dell’Erc, capitanata da Oxford e Cambridge, non c’e alcuna realtà tricolore. E lo stesso vale per i migliori 6 centri di ricerca.