Fonte: Corriere della Sera – 19 maggio 2021
Le «sfide del lavoro del prossimo futuro»
richiedono una riforma radicale del sistema di formazione iniziale e reclutamento degli insegnanti, per garantire che salgano in cattedra «docenti più qualificati». Questo l’obiettivo del progetto relativo al sistema d’accesso alla professione insegnante contenuto nel voluminoso allegato del Pnrr inviato nei giorni scorsi alla Commissione europea nei giorni scorsi (757 pagine!).
Da un lato si tratta di semplificare la procedura dei concorsi, dall’altro di essere certi di avere insegnanti all’altezza della sfida. (…)
Il progetto, giustamente ambizioso, dovrebbe decollare già nel 2022. E nel frattempo?
Nel frattempo il governo sta concordando con i sindacati la cosiddetta «procedura urgente e transitoria di reclutamento» dei precari per il prossimo settembre prevista dal Patto per la scuola che dovrebbe essere firmato nei prossimi giorni; procedura che da più parti (per esempio sulle colonne del Corriere da Sabino Cassese) è stata bollata come una «sanatoria» bella e buona.
Di che si tratta?
Di un modo per aggirare – si spera per l’ultima volta – il concorso garantendo ai supplenti la possibilità di entrare di ruolo solo in base ai titoli e agli anni di servizio. Rispetto alle richieste iniziali dei rappresentanti dei lavoratori (50-60 mila posti), la Ragioneria di Stato avrebbe imposto però un tetto per via del calo demografico previsto nei prossimi anni. Max 15 mila posti secondo le anticipazioni di ItaliaOggi: 7.000 posti nuovi ai quali se ne aggiungerebbero altrettanti che non si è riusciti ad assegnare con il concorso straordinario da 32 mila posti appena concluso (per via dei pochi candidati e dei troppi bocciati).
Una «mini-sanatoria» insomma che avrebbe il vantaggio di essere digeribile anche da parte dei grillini e di Italia Viva, gli unici due partiti di governo che finora erano rimasti fermamente contrari all’ipotesi.
Meno forse dai vincitori del concorso, anch’essi docenti precari con più di tre anni di servizio alle spalle, che potrebbero rischiare di ritrovarsi in cattedra insieme a chi non è passato alla prova. Con l’unica differenza che gli stabilizzati senza concorso dovranno prima fare un anno di corso-concorso al termine del quale potrebbero anche non essere confermati.