La burocrazia e la macchinosa macchina delle complessa normativa italiana hanno vinto anche sull’emergenza sanitaria. Questa la conclusione alla quale si arriva di fronte all’ultima sorpresa che ci viene dalla scuola.
Giudicate voi: ben il 40% dei fondi stanziati all’emergere della pandemia per l’assunzione del personale aggiuntivo della scuola è rimasto inutilizzato.
La questione è stata ammessa a denti stretti dal ministro dell’istruzione e finirà in Parlamento, visto che, dopo il recente scoop de Il Fatto Quotidiano, già si annunciano interrogazioni. Ma in pochi non dormiranno la notte per scoprire ogni retroscena del caso. Basta il primo motivo individuato dai sindacati, per capire che la ragione è sempre la stessa: approssimazione e mancata programmazione. I soldi stanziati sono rimasti inutilizzati semplicemente perché… era stati sbagliati i conti.
Spiega bene le cose Lena Gissi, segretaria nazionale della Cisl:
Lo scorso anno le risorse Covid sono state distribuite con calcoli errati e con circolari che invitavano i dirigenti scolatici alla massima cautela. Da qui l’utilizzo parziale dei soldi che ha prodotto la restituzione di milioni di euro.
Oltre a questa paradossale verità, c’è da aggiungere il solito male di un’azione maldestra dei vari governi che si sono succeduti. Questo emerge dalle valutazioni della Cgil: “La partita dell’organico Covid è stata gestita male dal primo momento. – Franceco Sinopoli e Anna Maria Santoro della Flc Cgil – Si è scelto di non istituire posti aggiuntivi sull’organico di fatto, ma di assegnare un budget agli uffici scolastici regionali per far loro gestire in autonomia le supplenze temporanee, peraltro sbagliando i conti. Cosi facendo le scuole, senza una certezza delle procedure e del budget loro assegnato, hanno avuto difficoltà enormi a trovare i supplenti peraltro pagati con enormi ritardi”.
Per far comprendere quante sia state le difficoltà, ricordiamo che il Governo ha modificato più volte gli stanziamenti. Altra ragione del mancato inserimento di nuovo organico è stata l’impossibilità di eliminare le classi pollaio, dividendo gli studenti. In molti casi i nuovi spazi per creare altre aule sono rimasti infatti un sogno. Ma poco serve investigare sui dettagli, anche perché più si scava e più passa la voglia di saperne di più. Qualche speranza sembrano comunque nutrirla ancora i dirigenti sindacali.
Così, infatti, concludono il loro intervento sulla vicenda: “Si faccia tesoro dell’esperienza e si provveda a ridare una provvista di posti in più alle scuole con criteri semplici e trasparenti”. Come si dice, la speranza è l’ultima a morire. Ma se a smuovere qualcosa non è bastata un’emergenza epocale come quella del Covid, qualche dubbio ci sembra lecito.
Ci sembrano sagge le parole che un’insegnate ha inviato a latecnicadellascuola.it: “Per settembre molti hanno preannunciato battaglia ma temo si tornerà in classe con i soliti problemi mai risolti, dalle classi pollaio alla fatiscenza dei locali, con ministri che sistematicamente continueranno ad ignorare le esigenze reali, le richieste di una classe lavorativa ormai stanca di tante promesse mai mantenute”.
Direttore Dott. Alberto Barelli