Si dice sempre che in Italia tutti abbiamo due mestieri, il nostro e quello di tecnici della nazionale: ma forse ne abbiamo addirittura tre, perché ogni italiano è anche potenziale ministro dell’istruzione.
Ognuno conosce i motivi per cui la scuola non funziona come dovrebbe, quali sono le magagne più gravi e quali correttivi sarebbero subito necessari.
In questi lunghi e dolorosi mesi quasi tutti, al bar, al telefono con la zia, sui giornali, in televisione, hanno esternato il loro malcontento riguardo alla didattica a distanza, una soluzione impossibile, errata per mille e mille motivi, deprimente e alienante.
Vedo che anche Alessandro Baricco pesta duro sull’insegnamento online, che ha costretto i nostri ragazzi a passare malinconiche mattinate davanti a un gelido schermo, favorendo così diserzioni e abbandoni definitivi. Io faccio l’insegnante da quarant’anni e naturalmente so che la classe reale è molto meglio della classe virtuale, che nelle aule si producono dinamiche vivaci, confronti intellettuali ed emozioni che rendono le ore di lezione mille volte più belle e partecipate rispetto alle ore passate in solitudine davanti al computer. Però immaginiamo per un attimo cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stata questa possibilità, se ogni mattina alle otto i ragazzi non avessero acceso i loro schermi per seguire quelle lezioni imperfette. La risposta è semplice: non ci sarebbe stato proprio niente.
Niente di niente. Solo la solitudine totale della reclusione in cameretta, l’inerzia assoluta, un silenzio desolante. Invece, grazie alla Dad, la comunità scolastica è comunque sopravvissuta, ci siamo visti, i professori hanno spiegato quello che potevano spiegare, gli studenti hanno seguito almeno un po’, hanno domandato, risposto, hanno persino scherzato e riso.
Io non ho saltato nemmeno un’ora di lezione, e devo dire che anche i miei studenti erano sempre presenti, nonostante l’instabilità del mezzo, nonostante il morbo che spesso ha raggiunto nelle loro case genitori e fratelli. Sono stati bravi, sì.
E anche gli insegnanti sono stati bravi, soprattutto i più giovani, capaci di inserire filmati, schede, riassunti e tutto quello che poteva servire a rendere le lezioni più attraenti. Baricco sostiene che i sindacati sono un freno per lo sviluppo della scuola. Sinceramente a me non sembra. Tanti professori della mia scuola si alzano alle quattro di mattina a Napoli, a Caserta, a Salerno e prendono il treno per arrivare puntuali in classe qui a Roma. Molti lo fanno per 1400 euro al mese, e sono sempre presenti.
Poverissimi e presenti, impegnati a trasmettere quello che hanno studiato ai loro allievi. Non credo che far ruotare le classi da un’aula all’altra invece di tenere i ragazzi fermi nella stessa aula sia la soluzione ai tanti problemi dell’insegnamento e dell’apprendimento.
La didattica in questi anni si è profondamente trasformata grazie soprattutto alle Lim, le lavagne elettroniche ormai presenti quasi in tutte le classi. Posso far vedere ai miei studenti un’intervista a Ungaretti o un documentario sulla marcia su Roma, un film su Shakespeare o su Leopardi, far ascoltare loro Il disertore di Boris Vian o Gorizia tu sia maledetta o Le quattro stagioni di Vivaldi.
Tante cose si possono fare e si fanno. Il vero problema è la spaventosa burocratizzazione del lavoro scolastico, che preoccupa e agita gli insegnanti, la quantità di carte inutili da riempire che producono sempre un senso di inadeguatezza e anche di colpa, perché di sicuro qualche carta non è stata riempita come si doveva fare.
Moltissime energie vengono sprecate per stare dietro a una macchina cieca e impersonale che sembra nutrirsi solo di tabelle, relazioni, griglie, astratte valutazioni. Semplificare: questo è il compito che la scuola deve affrontare. Questo è il vero problema, caro Baricco, non la Dad, che anzi a mio avviso è stata una risorsa importante. Grazie alla Dad la scuola si è mantenuta viva, insegnanti e studenti hanno potuto comunque stare insieme, confrontarsi, consolarsi, mantenere il fuoco acceso.
La burocrazia è il grande gelo che rischia di inaridire ogni slancio e ogni affetto, la vita stessa della scuola. Alla scuola Holden tutto è diverso, lo immagino, come è diverso un hotel a cinque stelle da un palazzone di Torre Maura o di Tor Bella Monaca, dove insegno, com’è diverso il lusso dal bisogno.