Fonte: la Repubblica – 25 giugno 2021
Abstract articolo di Valeria Strambi e Ilaria Venturi
Tornano i bocciati a scuola. Le conseguenze di due anni pandemia, dopo i tutti promossi nel 2020, pesano sugli scrutini. Aumentano i rimandati e soprattutto chi deve ripetere l’anno perché sparito dal computer e dalle aule, per quel poco che sono state aperte. Troppe assenze. Sono i ragazzi dispersi, il fenomeno più allarmante.
L’attesa, dunque, non è di un aumento dei bocciati rispetto al 2019, l’anno prima del Covid, perché molti istituti hanno seguito l’invito del ministero a tenere conto delle difficoltà dovute all’emergenza sanitaria. Ma non è stato così dappertutto e sono le storie di ogni singolo istituto che contano: chi ci è andato con la mano pesante e non ha fatto sconti, arrivando a stoppare fino a tre o quattro studenti per classe. Chi s’è inventato di tutto per riacciuffarli.
I ragazzi perduti
All’istituto Devilla di Sassari i bocciati sono passati dal 6 all’11% tra il 2019 e quest’anno. Ed è leggermente aumentato il numero di non scrutinabili, dal 12 al 13%. «Questo dato in realtà non descrive in modo chiaro il fenomeno — ragiona la preside Nicoletta Puggioni — La scuola infatti negli ultimi anni era riuscita ad abbassare molto le percentuali di abbandono, pertanto in una condizione di normalità il dato sarebbe probabilmente più basso di almeno 2-3 punti.
La pandemia invece ha accentuato la tendenza di alcuni ragazzi a lasciarsi andare e rinunciare a una frequenza regolare, fino a interromperla completamente». Così per i non ammessi alla Maturità. «Da noi sono passati dal 6% del 2019 all’11% — continua la dirigente — la Dad ha creato delle grosse lacune. Alcuni studenti si sono letteralmente arresi, rinunciando alla frequenza alla fine dell’anno scolastico e alla presentazione dell’elaborato per l’esame».
In una decina di istituti di Palermo i bocciati sono stati il 4%, ma altrettanti sono i non scrutinati per troppe assenze. All’istituto alberghiero Buontalenti di Firenze i bocciati sono oltre 180 su 1.200 alunni (il 2,63% in più rispetto al 2019):
«Abbiamo preso questa decisione drastica per il bene dei ragazzi — specifica la preside, Maria Francesca Cellai — . Le lacune erano tali che si sarebbero trovati in difficoltà con la conseguenza di soffrire ancora di più dopo e di perdersi definitivamente».
Per 80 studenti non è stato neppure possibile fare gli scrutini poiché hanno smesso di frequentare o di collegarsi con il computer:
«Il dato più allarmante è che molti, anche delle prime, hanno patito così tanto la distanza a livello psicologico, da abbandonare la scuola».
Anche l’aumento delle bocciature allo scientifico Fermi di Bologna (da 60 nel 2019 a 72) ha la stessa motivazione: studenti non scrutinati per frequenza discontinua.
I bocciati dopo due anni
«Dopo un anno e mezzo terribile non potevamo fingere che nulla fosse accaduto. Abbiamo tenuto conto della didattica a distanza, delle chiusure, delle quarantene e delle difficoltà emerse — spiega Domenico Squillace, preside del liceo scientifico Volta, dove i bocciati sono 20 — . Si tratta di bocciature che riguardano due anni. Promuovere tutti nel 2020 ha avuto conseguenze».
L’opinione è comune. E spesso le bocciature sono frutto dell’accumulo di due anni di insufficienze e nascono da un accordo con le famiglie. «In alcuni casi, anche in accordo con le famiglie, si è convenuto che fosse necessario ripetere l’anno» spiega Patrizia Cocchi, preside dello scientifico Vittorio Veneto, dove i fermati sono poco più di una decina su 54 classi. Al tecnico per il turismo Marco Polo di Firenze, i bocciati sono scesi al 6,9%, nel 2019 erano il 7,6%. «La scelta di bocciare è avvenuta solo per le situazioni estreme: chi, ad esempio, ha superato di molto il limite del 25% delle assenze o chi aveva insufficienze gravi che si portava avanti dallo scorso anno — afferma il preside Ludovico Arte — .
In alcuni casi sono state proprio le famiglie a chiederci di valutare la possibilità di far ripetere l’anno ai figli o gli stessi ragazzi a “bocciarsi” da soli, essendosi resi conto di non riuscire ad andare avanti soprattutto per motivi psicologici legati ai contraccolpi della pandemia».
A ostacoli l’esordio alle superiori
Quelli che hanno vissuto per due anni solo la scuola a distanza hanno sofferto di più. Al liceo Pellico-Peano di Cuneo i bocciati (3%) e i ripetenti (15%) sono in linea con gli anni pre-pandemia. «Le maggiori difficoltà si sono registrate al biennio», spiega il preside Alessandro Parola.
Il rush finale del ritorno in presenza a maggio ha permesso il recupero:
«Prima delle vacanze pasquali avevamo inviato circa 150 comunicazioni ad alunni potenzialmente a rischio di bocciatura. Poi due su tre si sono risollevati anche grazie alla fine della Dad». Nei collegi docenti si è discusso molto. «I consigli di classe hanno lavorato in modo inedito valutando con occhio diverso i risultati degli studenti. La pandemia, del resto, ha segnato tutti e ha reso umanamente più vicini, davanti e dietro ai monitor, in attesa di rioccupare banchi e cattedre». (…)
Nel Lazio, secondo le prime stime, è previsto un calo delle bocciature rispetto al 5,8% del 2019. Ma sono in aumento gli studenti col giudizio in sospeso. Al liceo Mamiani di Roma, spiega la dirigente Tiziana Sallusti, «abbiamo dato la possibilità di recuperare a settembre, tenuto conto della situazione anomala e difficile ». Insomma: molti più ragazzi dovranno recuperare tante materie.
All’artistico di Ravenna un lieve aumento di bocciati (9%) e rimandati, in particolare nelle materie culturali (15%) c’è stato. E siamo sempre lì, la Dad.
«Non ha contribuito — commenta la preside Mariateresa Buglione — ad aiutare gli studenti più deboli, che hanno bisogno della presenza e della guida degli insegnanti».