Fonte: – Corriere della Sera – 30 giugno 2021
Abstract articolo di Paolo Fallai
Ma ci mettiamo a parlare di scuola proprio adesso che cominciano le vacanze? Dopo un anno di impegno, studio, compiti, verifiche proprio adesso che possiamo riposarci e divertirci? Fermiamoci qui a quel «riposarci e divertirci», perché quando parliamo di scuola proprio di questo si tratta.
Tanto per capirci
Scuola, infatti, deriva dal greco σχολή (scholé) che significa, per l’appunto, riposo, ozio; per intenderci, i nostri trisavoli avevano le idee ben chiare: il lavoro è fatica insomma campi da coltivare tutti i giorni tranne quelli in cui si è impegnati a fare la guerra. Quelli che si dedicavano all’esercizio dello spirito, della mente, dell’animo oziavano.
Oltretutto per imparare
Quindi la scuola era motivo di riposo, di svago. I Latini, infatti, chiamavano otium (ozio) il tempo sospirato che riuscivano a sottrarre agli affari, agli impegni per dedicarlo allo svago, al divertimento. È talmente vero che le ore che riuscivano a dedicare alle lettere e agli studi erano chiamate otia litterata.
Dall’ educazione al luogo
Sono dovuti passare secoli prima che la parola scuola arrivasse ad indicare anche il luogo di educazione e l’edificio che la ospita. Fin dall’epoca egizia, nell’antica Grecia e nella Roma antica non esistevano edifici scolastici e si faceva lezione spesso all’aperto. Il maestro stava seduto su una seggiola con spalliera e quella era la sua cattedra . Ma quello che rimane inalterato per millenni è l’accesso riservato solo ai figli delle famiglie molto ricche, escludendo completamente i più poveri.
Libera, gratuita, per tutti
Una nuova idea della scuola pubblica (aperta sia ai maschi sia alle femmine), obbligatoria e gratuita si impone solo con la Rivoluzione Francese, alla fine del Settecento. L’obbligo venne introdotto in Francia nel 1793 e per effetto delle conquiste napoleoniche fu esteso anche ai paesi conquistati. Ad esempio, nel Regno di Napoli esso venne introdotto nel 1810. Interessante lo stretto collegamento che viene stabilito tra l’obbligo scolastico e l’introduzione del suffragio universale, che non avrebbe potuto essere esercitato utilmente nell’ignoranza. In seguito alla Restaurazione, in molti di questi paesi il voto e l’obbligo scolastico furono abrogati.
Un luogo di riflessione e studio
Sinagoga è il termine che definisce il tempio in cui gli Ebrei tengono le loro adunanze e celebrano le loro funzioni religiose. In yiddish il termine è šul, il quale corrisponde all’usanza ebraico-italiana di riferire alla sinagoga come «scola», dal quale, ad esempio, la Piazza delle Cinque Scole nel vecchio ghetto di Roma.
Un’estensione infinita
Progressivamente scuola e passata ad indicare il complesso delle istituzioni educative di un paese, tutta l’organizzazione che allo scopo di insegnare una attività (scuola di teatro, scuola di danza); l’insegnamento metodico che mira a far apprendere una disciplina e l’insieme di coloro che seguono un determinato indirizzo artistico, letterario, filosofico con un comune metodo di lavoro.
L’importanza dei maestri
E si è finito per indicare con questa parola l’insieme dei discepoli di un grande maestro e lo stesso insegnamento che ha voluto lasciarci, ad esempio «la scuola di Aristotele». Infine in campo artistico si tende a riunire le opere e i protagonisti di un determinato periodo e di un’area particolare sotto questa definizione, come ad esempio la «scuola fiamminga».
Piccola digressione (non solo) commerciale
Quando gli antichi romani vollero inventare un termine che significasse il contrario dell’ozio, dello svago, del divertimento, adottarono il negotium (nec-otium), cioè il non ozio, quindi attività, lavoro, occupazione. Il negozio, per tanto, nell’accezione di bottega è il luogo dove si lavora, si fanno affari. E il negoziante il lavoratore per antonomasia. Dal negotium, sono derivati tutti gli altri termini che oggi adoperiamo comunemente come, per esempio, negoziato: insieme delle trattative per stipulare accordi, trattati e simili; negoziazione: l’atto del negoziare, trattare. Quindi cari ragazzi, quando siete stanchi dei compiti e protestate ad esempio con i genitori perché volete riposarvi, in pratica state aprendo un negoziato per passare dall’ozio scolastico ad un altro.