Fonte: Corriere della Sera – 6 luglio 2021
Abstract articolo di Erica Dellapasqua
Non ci sono ancora certezze su come si tornerà in classe il 13 settembre per i circa 720 mila studenti del Lazio, un numero composto da 470 mila bambini e ragazzi dalla scuola dell’infanzia alle medie e da 252 mila delle superiori.
Durante l’ultimo incontro con presidi e sindacati, poco più di una settimana fa, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Rocco Pinneri, ha confermato che non essendoci ancora indicazioni chiare da parte del governo sulle misure che andranno prese per contenere il virus, è impossibile anticipare come sarà la scuola il prossimo anno scolastico, soprattutto le superiori che sono state quelle più penalizzate dato che i ragazzi hanno trascorso la maggior parte del tempo in Dad.
Ora che il Cts si è espresso, confermando il rientro in classe con distanziamento e mascherina, è chiaro che si ripresenterà la maggior parte dei nodi che non sono stati sciolti durante quest’anno.
I più piccoli degli istituti comprensivi, che sono sempre stati in presenza a eccezione delle settimane di zona rossa, hanno «compensato» il mancato distanziamento dovuto alla carenza di spazi con la mascherina al banco fin da subito, anche quando ancora non era obbligatoria.
Mentre i più grandi delle superiori escono storditi da una fisarmonica di percentuali di Dad che alla fine dell’anno nel Lazio è stata innalzata fino a un massimo del 70% (anche se il governo prevedeva che il 70% fosse il minimo) perché non c’erano spazi e per garantire la sostenibilità dei trasporti.