Fonte: www.greenme.it -19 ottobre 2021
Abstract articolo di Germana Cirillo
GERMANA CARILLO
“Player xxx eliminated”… non vi vogliamo spoilerare nulla, ma l’antifona di Squid Game ormai l’avete capita: chi non vince a un gioco muore crivellato. La serie sudcoreana ideata e diretta da Hwang Dong-hyuk sta conquistando i primi posti del le classifiche di Netflix, mentre l’hashtag #SquidGame su TikTok è stato usato 20 miliardi di volte. E il rischio emulazione è dietro l’angolo.
Pubblicata sulla piattaforma il 17 settembre scorso, la serie non è stata nemmeno tradotta in italiano, ma ciò non ha fatto tirare indietro nessuno, proprio nessuno.
Nemmeno, pare, i più piccoli, che di questi episodi non dovrebbero vedere nemmeno una scena.
Coloratissime biglie hanno sempre riempito le nostre tasche e Un, due, tre stella era un must nei pomeriggi all’aperto. Roba che i nostri figli, diciamocela tutta, difficilmente hanno conosciuto, propensi come siamo noi – e non stiamo facendo di tutta l’erba un fascio – a dedicare loro sempre meno tempo.
Eppure sembra che i nostri ragazzi ora abbiano preso a parlarne e, in alcuni casi, ad avere una visione distorta dello scopo di quei giochi. Casi di cronaca parlano di sfide alla Squid Game ormai replicate nella realtà in tutto il mondo.
E, al di là – ovvio – dei TikToker zuccherosi che tentano di cucinare i Dalgonal a cosa dovrebbe cominciare seriamente a preoccuparci. Vi spieghiamo i motivi.
I casi
Secondo Gareth Nichols della scuola primaria di Sir Francis Hill a Lincoln, in Gran Bretagana, un “gruppo di bambini di 6 anni” sarebbe stato sorpreso a emulare alcune scene di Squid Game.
L’insegnante ha immediatamente segnalato la vicenda. Così anche la Welton Primary School di Brough, nell’East Yorkshire, che ha comunicato di sapere di essere a conoscenza del fatto che la serie sarebbe stata vista da numerosi bambini tra i 3 e i 6 anni, e ha quindi disposto una comunicazione ufficiale.
E anche dal Belgio arrivano notizie simili. Qui una madre ha spinto la scuola della figlia a diramare un avviso attraverso la propria pagina Facebook. La donna ha raccontato delle violenze subite da sua figlia mentre con gli amici giocava a 1,2,3 stella in versione “Squid Game”. La piccola ha riferito che chi veniva visto muoversi riceveva schiaffi e pugni. La scuola ha poi diramato questo avviso:
Qui da noi non stiamo messi meglio. I bambini a scuola ne parlano eccome e ci sono stati segnalati casi in cui abbiano dettato regole di gioco del tutto sconnesse.
Ora, di ragazzini che emulano e imitano qualcosa visto in tivvù o di cui si parla tra amici ne siamo pieni praticamente da sempre. Lo abbiam fatto anche noi. La cosa grave di oggi, probabilmente (ma qui mi rimetto a chi è più esperto), è che c’è il mondo sommerso dei social e delle chat. Quanti di loro si chiudono nel loro angolo di mondo virtuale e non ce n’è più per nessuno? E quanti genitori, oggi, sono realmente attenti a ciò che seguono i propri figli? Quanti sono pronti a spiegare loro che no, forse quegli episodi lì non sono adatti alle loro magnifiche testoline ancora in fase di crescita, magari, perché no, vedendone qualche minuto anche insieme.
Viviamo in una fase di drammatica emergenza educativa che colpisce soprattutto i giovanissimi e non è un caso che loro siano portati a imitare più uno Squid Game che non un LOL di Amazon, per dirne una. La cosa più semplice, paradossalmente, è sfidare l’impossibile. E in questo i giovani sono a livello pro.
Quello che occorre? Ancora una volta che gli insegnanti ne parlino in classe e noi genitori in famiglia. La chiave per entrare più nel profondo dei nostri ragazzi è spiegare loro le cose. Semplice, ma infinitamente complesso.