Sempre più scuole stanno rinunciando ai progetti finanziati nell’ambito del PNRR. Tradotto in soldoni significa milioni di euro da decurtare dalla montagna di finanziamenti previsti. E, visto che non si tratta di noccioline, ora si sta aprendo un vero e proprio caso.
Le dimensioni della questione iniziano a essere preoccupanti, anche se per un quadro completo si tratterà di attendere qualche mese.
PROGETTI FUMOSI
Alla base del rifiuto degli istituti a proseguire nella realizzazione dei progetti vi è la constatazione della fumosità e l’inutilità degli interventi previsti. Lungaggini burocratiche a parte, il problema è quindi proprio relativo ai contenuti. A decretarne la bocciatura sono infatti gli insegnanti che in tutti i casi hanno votato per la rinuncia a stragrande maggioranza.
I collegi dei docenti in queste settimane sono chiamati a esaminare i progetti ed evidentemente ci si sta rendendo conto che in molti casi si tratta di soldi spesi male.
L’ATTO DI ACCUSA DEI DOCENTI
Emblematica è la presa di posizione del Collegio dei docenti del Liceo Artistico Frattini di Varese, in cui vengono spiegati i motivi per i quali sono stati bocciati i due progetti previsti, per un importo di ben 260.000 euro. Le parole sono chiare: “Lungi dal voler essere un affronto personale al Team dell’innovazione che ha eseguito il lavoro o alla dirigenza che ne ha dato le direttive, le ragioni del dissenso risiedono nella mancata condivisione del progetto con la comunità scolastica e nella consapevolezza che il denaro pubblico non debba essere sperperato. I docenti, i loro rappresentanti d’Istituto ed i rappresentanti degli studenti si sono così trovati a respingere il progetto con grande dispiacere perché hanno dovuto constatare come si fosse persa una grande occasione di crescita”.
I docenti denunciano inoltre l’impossibilità di poter svolgere la necessaria attività di controllo. Come si legge nel testo “i docenti sono esclusi dalla fase di monitoraggio e riflessione sui bisogni formativi prioritari della scuola, dal lavoro di costruzione e riflessione sulla visione della “scuola del futuro” e sono stati interpellati attraverso un asettico questionario di una nota azienda informatica internazionale, i cui risultati non sono peraltro stati restituiti”.
LE SPESE INUTILI
Il quadro descritto è davvero impietoso: “Servirà davvero l’acquisto di una stampante 3D di ultima generazione quando quella già in dotazione giace nei ripostigli inutilizzata? Serviranno davvero stampanti costosissime che richiedono una sostituzione costante di cartucce altrettanto costose e che per questo motivo non possono essere utilizzate? Servirà di nuovo sostituire lavagne interattive acquistate da poco quando quelle ancora funzionanti sono stipate negli scantinati? Non poteva essere, questa, l’occasione per una progettazione condivisa con Provincia di Varese, l’Ente ‘proprietario di casa’?”
Tutto ciò, questo è il vero problema con il quale fare i conti, quando l’istituto non ha le aule sufficienti, i laboratori sono obsoleti le licenze dei programmi non rinnovate.
Più che di un piano di resilienza pare proprio che le scuole abbiano bisogno di un piano miracoloso di rinascita.
Alberto Barelli