I sindacati sono sul piede di guerra contro il ridimensionamento scolastico annunciato dal Ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara. E la FLC CGIL minaccia di ricorrere alle vie legali per ottenere l’annullamento del progetto.
LA CGIL MINACCIA DI IMPUGNARE IL DECRETO
“Siamo fermamente contrari al piano di dimensionamento della rete scolastica, che il Ministro dell’Istruzione Valditara si appresta a varare con effetti a partire dall’anno scolastico 2024-2025. – spiega Gianna Fracassi, della segreteria nazionale FLC CGIL – E se il governo procederà con i tagli al numero delle scuole, la FLC CGIL si muoverà con i suoi legali per impugnare il decreto attuativo”.
“Secondo il piano – continua Fracassi – al termine del prossimo triennio le 8.007 istituzioni scolastiche attuali, attraverso smembramenti e accorpamenti di plessi e sedi, dovrebbero diventare 7309. Verrà dunque soppresso l’8,8% delle sedi esistenti, pari a 698 unità di direzione amministrativa. Ciò determinerà pesantissime perdite di organico tra il personale ATA, l’aumento della complessità organizzativa, l’aumento del numero di sedi e comuni a cui le istituzioni scolastiche dovranno rapportarsi e prevedibili difficoltà di gestione dell’offerta formativa, soprattutto nelle regioni del Sud. Nel Mezzogiorno infatti, la percentuale dei tagli raggiunge punte del 16% in Campania, 18% in Sardegna e 22% in Calabria”.
SFRUTTARE IL CALO DEMOGRAFICO PER UNA SCUOLA PIU’ SOSTENIBILE
Come noto il piano di ridimensionamento delle scuole è stato pensato in considerazione del calo demografico. Ma per i sindacati invece di ricorrere al taglio dei plessi la soluzione dovrebbe essere un’altra. Cioè sfruttare il calo degli studenti per organizzare una didattica migliore e che permetta di seguire in modo più efficace ogni ragazzo.
Come abbiamo già scritto più volte, il piano di dimensionamento è espressamente previsto dall’ultima legge di bilancio ed è legato in parte anche agli obiettivi fissati dal PNRR (per la verità il sindacato di Gianna Fracassi lo definisce come “un atto ostile nei confronti della scuola”).
Il rischio che sul progetto possa dire l’ultima parola un giudice è concreto, anche perché uno degli elementi su cui si baserà il ricorso è il mancato accordo sul piano in sede di Conferenza Stato-Regioni-Enti Locali.
Alberto Barelli