Passato lo scoglio della mobilitazione di protesta di studenti e insegnanti tenutasi nel fine settimana, è ora il concorso il terreno di scontro e, ci auguriamo, di confronto, sulla scuola. Se da un lato le forze di opposizione continuano a chiedere lo slittamento delle prove per l’emergenza sanitaria, il governo è ben intenzionato a garantirne lo svolgimento nei tempi previsti. Il primo passo, con l’annuncio della data di inizio del concorso stabilita il 22 ottobre, è stato compiuto. Ora si tratta di vedere se tutto potrà svolgersi regolarmente, in primo luogo superando l’ostacolo delle normative da seguire per garantire la sicurezza sanitaria di esaminatori e candidati. Tutti gli occhi, a partire da quelli dei sindacati, sono quindi puntati sulla preparazione della prova, per la quale si è fatto ricorso anche alle aule universitarie per avere a disposizione gli spazi necessari per il distanziamento. La speranza è che nelle prossime settimane non ci si trovi di fronte a un aggravamento dell’emergenza sanitaria. Ma a preoccupare sono gli aspetti organizzativi e burocratici, rispetto ai quali, visto i precedenti, i timori appaiono motivati. Lo svolgimento in tempi rapidi delle prove di concorso è visto anche quale risultato fondamentale per poter coprire le migliaia di cattedre rimaste scoperte. Questa ora è la vera emergenza, in considerazione anche del caos registrato nella formulazione delle graduatorie provinciali. L’obiettivo della preselezione è di poter contare sulla selezione di docenti da poter inserire in organico. Una volta ufficializzati i risultati si dovrà procedere con la formazione delle graduatorie regionali di merito, in base alle quali si procederà all’assegnazione delle trentaduemila cattedre. Speriamo solo che non si replichi quanto successo con la formazione delle graduatorie provinciali, delle quali a causa dei numerosi errori si è arrivati in alcuni casi all’annullamento.
Alberto Barelli