Tutti per uno, uno sta per l’obiettivo del rinvio del concorso, uno, anzi, una contro tutti. E qui non si deve essere scienziati, per capire che il ruolo di una contro tutti cali a pennello per la povera ministra dell’istruzione Lucia Azzolina. Al centro degli strali dell’opposizione, e fin qui tutto rientra nella normalità, bersaglio delle critiche di sindacati, docenti e naturalmente degli studenti, e anche tutto questo ci sta, contro di lei è sceso in campo anche il maggiore partner di governo, il Pd. E non ha fatto in tempo a calare il clamore per la richiesta di rinvio del concorso programmato per il 22 ottobre dei compagni di governo, che ecco scendere in campo con una raccolta di firme i precari della scuola, con la quale si chiede di recedere dalla decisione di tenere il concorso nei tempi previsti. Tiene duro la ministra, ribadendo in ogni occasione che il concorso si farà e tutto pare che questa volta sia quella buona, dal momento che si è arrivati alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Al di là di come la si pensi va riconosciuta al ministro una buona dose di capacità di resistenza all’assedio, almeno in quanto a proclami. Si tratta ora di vedere se sarà in grado di vincere, non solo vedendo partire questo benedetto concorso ma ottenendo che tutte le prove, sulle quali incombe in primo luogo l’emergenza sanitaria, si svolgano regolarmente. Gli ostacoli sono tanti, dal problema dell’alto numero di aule necessarie per garantire il distanziamento, all’esercito di esaminatori necessario, costituito da un numero abnorme, alla questione delle cattedre ricoperte dai docenti candidati al concorso che resteranno vuote. Tante frecce all’arco degli assedianti. Solo con il tempo vedremo come andrà a finire. L’augurio è che, vada come vada la disfida, nella quale la ministra pare la novella Giovanna d’Arco, la vera sconfitta non risulti la già abbastanza provata scuola italiana.
Alberto Barelli