Fonte: La Repubblica – 3 novembre 2020
Mezzi pubblici pieni e spostamenti di massa tra le cause dell’aumento dei contagi a ottobre. All’inizio l’epidemia si era diffusa liberamente e in modo quasi invisibile per qualche settimana raggiungendo un tasso di crescita altissimo e il 10 marzo il numero di infetti raddoppia in meno di una settimana, portando alla chiusura di tutto il paese. Ai primi di giugno, fine del lockdown, il tasso resta negativo fino al 20 luglio quando si registrano numerosi focolai presso luoghi di lavoro, oppure comportamenti non protetti. In agosto milioni di Italiani si sono spostati e la concentrazione di ferragosto si rivela dopo una settimana, il tempo necessario per la manifestazione dei sintomi. Dal 16 agosto i numeri dei villeggianti diminuisce e la riduzione del tasso di crescita si registra dopo una settimana dopo, a partire dal 22 agosto. Il tasso di crescita sembra seguire come un cronometro gli spostamenti di milioni di persone, potendo calcolare in 7-8 i giorni necessari per vedere gli effetti. Agli inizi di settembre il tasso è piuttosto alto: l’economia si rimette comunque in moto ma i dati diminuiscono, dimostrando che, in opportune circostanze, l’attività produttiva può ripartire in Italia anche in presenza di una diffusione significativa dell’epidemia. Il primo ottobre si registra però una crescita rapidissima: in tre settimane il tasso di crescita si quintuplica. Cosa è successo una settimana prima del 1 ottobre ? Il 24 settembre ha riaperto ila scuola. Otto milioni di studenti e quasi un milione di docenti ed addetti scolastici, si sono messi improvvisamente in moto: qualcosa di simile a ferragosto, ma con dimensioni maggiori. Non è tanto quello che accade nelle scuole in presenza la causa della ripartenza rapidissima del contagio, ma è tutto quello che accade al contorno: trasporti pubblici, attività sportive, attività sociali, attività familiari, fino a feste e incontri tra amici. Il sistema intero del paese viene messo alla prova dalla riapertura scolastica in presenza. Calcolando anche i familiari, si superano i 30 milioni di persone che entrano in contatto in conseguenza della riapertura della scuola in presenza. I numeri della scuola rappresentano una grandissima parte della società, quello che accade attorno alla scuola accade alla società nel suo insieme. Il “resto della società” di fatto non esiste, con buona pace di Arcuri e di Azzolina. Se i dati di settembre mostrano che le attività lavorative nel nostro paese possono riprendere osservando le dovute cautele, i dati di ottobre evidenziano che il movimento indotto dalla riapertura delle scuole in presenza, specie delle superiori, non è gestibile nelle condizioni attuali di funzionamento delle infrastrutture sociali ad esso collegate e che è necessario ricorrere per un po’ di tempo alla DAD. Il Dpcm del 25 ottobre, quello che ha richiesto la riduzione al 25% delle attività in presenza nelle scuole superiori, potrebbe dare effetti di contenimento a partire da questa settimana .Per settimane i numeri di nuovi infetti rimarranno molto alti, ma registreremo almeno a una inversione di tendenza ed inizieremmo a vedere la luce in fondo al tunnel. L’epidemia deve essere rallentata, il tasso di crescita nazionale deve scendere quanto più possibile e andare sotto lo zero, cosa che corrisponde a Rt <1: questa è la priorità assoluta: per ottenere questo è importante distinguere tra cause ed effetti, capire le priorità è assegnare di conseguenza le risorse
Roberto Battiston