Fonte: Corriere della sera – 7 Dicembre 2020
“La missione di un adolescente è, in fondo, tradire la propria famiglia per diventare se stesso. Mi riferisco a un tradimento sano, creativo, che certo è doloroso quanto necessario. Se i nostri genitori hanno sognato per noi una carriera che non ci rispecchia, dobbiamo imparare a ribellarci. Se hanno sbagliato, è giusto che i loro errori non ci ricadano addosso. L’istruzione è l’unica strada per non subire un destino. Uscire di casa ed entrare a scuola è il viaggio più importante della nostra vita, perché la libertà di sognare con la propria testa non si apprende altrove. Il nostro futuro, sia come singoli che come collettività, si gioca qui. Provo angoscia ripensando a quei ragazzi arenati davanti a un computer per ore, per mesi. Non possono fare sport, seguire corsi di musica o teatro, ritrovarsi in piazza, baciarsi, uscire, tutte quelle cose che per un adolescente sono la vita. Devono rinunciare, a un’età in cui la rinuncia non è contemplata perché è il momento di sperimentare, osare. È vero che crescere significa fare tesoro di ogni esperienza, anche del dolore, della privazione, del fallimento. Ma, senza la scuola, la privazione non si trasforma in occasione, resta niente. Una cicatrice che non si risolve. Dopo quell’ultimo incontro su Google Meet , ho afferrato il telefono, ho aperto la chat dei miei amici più cari — gli stessi del liceo, non a caso, molti dei quali sono oggi insegnanti — e mi sono lasciata andare a uno sfogo: «Bisogna fare qualcosa per la scuola, non è possibile che sia sempre l’ultima voce in capitolo, l’ultimo problema. Prima lo sci, lo shopping, il cenone. Capisco l’enormità del momento, capisco tutto, però le aule chiuse sono un’ingiustizia». Ha risposto una mia amica, medico, che lavora in ospedale: «Silvia, qui la situazione è davvero difficile» mi ha freddato. “ Uno dei risvolti più complicati di questa pandemia è il punto di osservazione. Se la guardi dal numero dei morti — più di 60mila in Italia — resti paralizzato. Se ti soffermi sulle persone intubate, che a volte non possono essere salvate, sperimenti quel senso di impotenza colossale che in questo 2020 abbiamo imparato così bene. Se poi ti sposti di lato, cominci a mettere a fuoco la disperazione di chi ha perso il lavoro, la rovina economica che incombe e inizia a balenare a occhio nudo nelle nostre città, nei cartelli «vendesi», «affittasi», «cedesi attività». Allarghi ancora la prospettiva, e percepisci l’aumento della violenza nelle case, dietro le finestre e le porte. Le senti più spesso le urla, le coppie che litigano. Le leggi di continuo, le notizie che raccontano di donne uccise dai compagni. È un crescendo vertiginoso, terrificante, al punto che stenti a credere che sia vero, che stia capitando a noi, a tutti noi: la nostra vita è stravolta, non si sa fino a quando. Ma è il dramma degli adulti, questo. E se ne parla perché sono gli adulti ad avere voce.
abstract articolo di Silvia Avallone