“Ho fatto un sogno. Ho sognato che gli italiani si svegliavano diversi, consapevoli e orgogliosi della bellezza e della creatività del loro paese, che decidevano di smetterla con le risse, le accuse, gli odi e gli insulti. Ho sognato che lasciavano morire di stenti i furbetti del tornaconto personale e decidevano di riferirsi alla bella e limpida Costituzione ; si rimboccavano le maniche per lavorare insieme, con spirito comunitario, per il bene per paese e per il futuro dei figli.” Dacia Maraini
Un sogno irreale, diranno alcuni, soprattutto quelli che ce l’hanno con tutto e con tutti e sbandierano la propria opinione come se fosse il Verbo, dando per scontato che tutto il resto fa schifo. Quelli che non credono a nulla e si divertono a sputare sulle Istituzioni per amore della libertà di critica. Ma siamo sicuri che la libertà di critica non sia semplicemente libertà di egoismo? La responsabilità, unico antidoto all’egoismo cieco e pretenzioso, non è legata a filo doppio con la consapevolezza delle conseguenze che causano le proprie azioni? Il che comporta un pensiero, questo sì libero, un pensiero che riesce a uscire dalla perversa abitudine di identificare la propria opinione con la Verità universale. A questo punto io direi che se i giovani se ne vanno all’estero non è soltanto per ragioni di lavoro, ma perché in altri Paesi si sentono coinvolti da una immaginazione costruttiva e da una fiducia nei talenti e nelle innovazioni, mentre a casa trovano soprattutto annunciatori di sciagure, denigratori di tutte le istituzioni, e invettive contro ogni nuova utopia. Insomma sembra che siamo presi da una specie di euforia mortuaria e autodistruttiva che spegne ogni entusiasmo, ogni volontà di affrontare con coraggio e passione il futuro collettivo. Eppure ce ne sono tanti, soprattutto fra i giovani, che si sono in effetti rimboccati le maniche e si danno da fare per aiutare i più deboli, i più disperati. Parlo dei volontari che oggi in Italia ammontano a cinque milioni. Una cifra davvero straordinaria. Ma non se ne parla. E che dire di coloro, sempre soprattutto fra i giovani, che stanno puntando a proprie spese su una produttività diversa, che tenga conto delle scoperte scientifiche e tecnologiche; ragazzi che tornano a coltivare la terra con rispetto verso l’equilibrio ecologico, con attenzione nuova verso l’ambiente, rifiutando le grandi coltivazioni basate sull’uso famigerato della chimica? Lo sappiamo, Covid 19 è un evento che cambierà profondamente il corso della storia umana. Di fronte a un disastro così grande, con il dolore e la riflessione, si può trovare una nuova saggezza per far ripartire la vita? Quale stile di vita è più sostenibile? Qual è lo scopo ultimo della produzione umana e delle attività di scambio? Siamo troppo compiaciuti del nostro usuale sistema di capire le cose, e per sconfiggere la pandemia e vivere una vita migliore nell’era successiva potremmo aver bisogno di cambiare il vecchio modo di pensare. Il mondo è cambiato molte volte, e sta cambiando di nuovo. Tutti noi dovremo adattarci a un nuovo modo di vivere, di lavorare e di creare relazioni. Ma come per tutti i cambiamenti, ci saranno alcuni che ci perderanno più degli altri, e saranno quelli che hanno già perso troppo. Il meglio che possiamo sperare, è che la profondità di questa crisi costringa finalmente i Paesi a porre rimedio alle palesi ingiustizie sociali che rendono così intensamente vulnerabili ampie fasce della loro popolazione. Un poco più di orgoglio e di passione, per tirare fuori la nostra amata Italia, piena di risorse eccellenti.
Gaia Lupattelli