Fonte: Il Manifesto – 17 dicembre 2020
A Milano la campagna e i sit-in degli studenti e del movimento «Priorità alla scuola». I sindacati: “Basta sfogliare la margherita. Servono certezze”
Ha conquistato i cancelli e i portoni chiusi di teatri, musei e cinema milanesi la campagna «A Natale regalate la scuola», lanciata dal comitato Priorità alla Scuola di Milano. Dal Parenti al Piccolo, dall’Anteo all’Atir sono stati issati cartelli e proiettate video-installazioni per rilanciare una doppia rivendicazione: aprire i luoghi dove si impara, si recita, si proietta. La rivendicazione è riemersa dopo il cortocircuito provocato dal governo che ha riorganizzato la riapertura dello shopping natalizio con il «cashback» da carta di credito.
«I picchi pandemici prodotti dalle aperture indiscriminate di attività commerciali, di svago o sportive in estate e in vista del natale sono compensati dalle chiusure delle scuole, un prezzo molto alto per le giovani generazioni» spiega «Priorità alla scuola», che chiede il potenziamento immediato di spazi, trasporti pubblici e monitoraggio sanitario per garantire l’apertura in sicurezza il prossimo sette gennaio 2021.
Il Dpcm del 3 dicembre, quello che sembra stia spingendo ad adottare nuove misure restrittive, sta di nuovo producendo i suoi effetti sulla scuola. (…)
La ministra dell’istruzione Lucia Azzolina continua a rassicurare sull’obiettivo del 7 gennaio e sostiene che “si sta lavorando insieme alle regioni, da un lato per i trasporti, dall’altro lato per tamponi e test rapidi. Sono già partiti i tavoli con i prefetti”. Ma a dir poco circola un grande scetticismo, perché promettere di fare nelle prossime tre settimane quello che non è stato fatto allora è irrealistico.
«Nessuno ha la bacchetta magica – dice Rino Di Meglio (Gilda) – ma è una perdita ulteriore di tempo prezioso pensare che la soluzione possano essere i tavoli istituzionali, la cui inutilità è stata ampiamente dimostrata dalla storia recente». «Non dovrebbe essere competenza delle regioni decidere quando le scuole in presenza e quando a distanza – sostiene Francesco Sinopoli (Flc Cgil) – Il sistema dei tracciamenti è fallito e non si è riusciti neanche a creare una corsia preferenziale per i tamponi. La legge di bilancio è insoddisfacente. Non ci sono risorse per la riduzione degli alunni in classe, né quelle per il rinnovo dei contratti scaduti da due anni». «Se i trasporti non sono in grado di reggere il volume di traffico degli studenti e le scuole sono costrette a differenziare gli orari di ingresso e di uscita, è impossibile rispettare il criterio del 75% in presenza. Viene scaricato sulle scuole un problema che non avranno alcuna possibilità di risolvere» aggiunge Lena Gissi (Cisl scuola). «Basta con lo sfogliare la margherita dell’ apre-non apre – sottolinea Pino Turi (Uil scuola) – Servono certezze».
Abstract articolo di Roberto Ciccarelli