Gli studenti lasciati a piedi. Non in senso figurato ma nel senso vero e proprio del termine. Se in tante realtà il ritorno sui banchi è rimasto sulla carta è stato perché molti studenti che si sono diretti alle fermate degli autobus nei nuovi orari pensati per garantire il distanziamento non hanno trovato posto sui mezzi. Un dato di fatto che ha sancito quello che tutti temevano: il potenziamento dei mezzi è restato in tanti casi lettera morta. E così in molte regioni è stato deciso lo slittamento della data del ritorno alla didattica in presenza. Insomma un fallimento bello e buono, in barba alle rassicurazioni del ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, ma che non è stata una sorpresa. A partire dai sindacati già prima dell’estate era stato lanciato l’allarme circa l’impossibilità di reperire i mezzi e il personale necessari per raddoppiare le corse, condizione necessaria per assicurare il servizio una volta introdotti gli ingressi scaglionati. A parte il capitolo dei costi, era chiaro che il solo reperimento di ulteriori autobus sarebbe stato un obiettivo difficoltoso da risolvere, tanto che si era ipotizzato di prevedere l’impiego dei mezzi delle agenzie private. Allungare le corse significa aumentare le ore di lavoro e anche questo non è cosa di poco conto, considerato che anche in questo settore il personale è a mala pena sufficiente a garantire i normali servizi. Si sapeva bene che gli ostacoli sarebbero stati tanti e non di poco conto e la domanda è sempre la stessa: perché promettere l’impossibile? Perché aspettare di trovarsi di fronte al patatrac, come è avvenuto per il concorso o per i nuovi banchi? Fare fronte all’emergenza sanitaria resta impresa difficile, per la scuola così come per ogni altro settore, ma anche chi aveva difeso l’operato del ministro e del governo inizia a porsi qualche domanda. Fatto sta che all’orizzonte si profilano proteste generalizzate. Le mobilitazioni di questi giorni potrebbero essere soltanto l’avvisaglia di una mobilitazione ben più ampia. Ne qual caso non si potrà dire che Azzolina non se la sia andata a cercare.
Alberto Barelli