Fonte: ItaliaOggi – 23 febbraio 2021
Accelerare la campagna vaccinale per i docenti e potenziare i presidi territoriali per garantire i tamponoi. Sono le prime linee guida della politica scolastica sanitaria che stanno emergendo in queste ore dalle interlocuzioni del neo ministro dell’istruzione, Patrizio Bianchi, con Cts e Iss. A preoccupare sono ora le varianti Covid, a causa delle quali un ritorno in presenza rischia di tramontare definitivamente per quest’anno. Si va infatti verso la proroga di una didattica in presenza al massimo per il 50%, con la Dad al 100% anche per la primaria, se la curva epidemiologica dovesse continuare a salire. L’ipotesi della chiusura per un mese diventa difficile da attuare, per l’opposizione di alcuni partiti, Lega in testa, ma anche per la scarsa capacità vaccinale delle regioni: se è vero che le case farmaceutiche stanno tagliando le forniture è anche vero che rispetto alle dosi disponibili le regioni nella maggior parte dei casi vaccinano poco. La Lombardia, per esempio, delle 90 mila dosi di Astrazeneca ne ha usate 16 mila. Fa meglio il Lazio, che ha usato però il 40% dei sieri arrivati. Bianchi ha posto la necessità di una vaccinazione in tempi rapidi e di massa del personale scolastico come condizione essenziale per il sistema. Intanto che si sanano gli errori della macchina vaccinale, tra le regioni è prevalsa la linea dell’assessore regionale alla salute della regione Lazio Alessio D’Amato. Nel documento della Conferenza delle regioni si legge «ogni regione sia messa nelle condizioni di poter garantire la vaccinazione ai propri insegnanti residenti e assistiti, indipendentemente dalla regione in cui prestano servizio». Migliaia di insegnanti e presidi residenti fuori regione ma in servizio nelle scuole del Lazio, 10 mila solo quelli provenienti dalla Campania, non possono vaccinarsi nel territorio dove lavorano perché la Regione vaccina solo i lavoratori che appartengo alle proprie Asl. In pratica, possono essere vaccinati i non residenti a patto che abbiano attivato il domicilio sanitario temporaneo e quindi siano assistiti da un medico di base del Servizio sanitario regionale del Lazio. Nessun vaccino, in caso contrario, per i docenti pendolari provenienti da Abruzzo e Campania o per i supplenti residenti in altre regioni, come la Puglia. «Siamo pronti anche a vaccinare il personale scolastico che lavora nella regione ma è residente in altre regioni ad un’unica condizione», precisa D’Amato, «ci devono dare le dosi necessarie, poiché oggi la ripartizione dei vaccini è fatta esclusivamente per il numero dei residenti. Non possiamo minimamente danneggiare il personale residente nella nostra regione».
Abstract articolo di Alessandra Ricciardi e Emanuela Micucci