I precari della scuola non ci stanno e con una raccolta di firme chiedono di bloccare il concorso straordinario previsto dal 22 ottobre al 6 novembre 2020, “finchè non sarà cessata l’emergenza pandemica da Coronavirus”.
Il ruolo (e dunque il posto fisso) è un sogno, certo, e il concorso è atteso da anni, ma le tempistiche e l’emergenza Covid spaventa anche chi da anni attende questa importante occasione. Spaventa mettere a repentaglio, con il rischio contagio, migliaia di persone che si recheranno a svolgere la prove, e di conseguenza le loro famiglie e le classi in cui insegnano. Spaventa il non poter accedere al concorso in caso di isolamento o di positività al virus, il doverlo saltare, perdendo un’occasione importante che chissà quando si ripresenterà ancora.
Non stanno quindi con le mani in mano i precari, che ancora una volta si sentono presi di mira. Appena saputo dell’ufficializzazione delle date del concorso straordinario, hanno promosso una raccolta firme a livello nazionale, con la quale fanno appello alle cariche istituzionali. “Siamo docenti precari di tutte le regioni d’Italia – scrivono – e chiediamo di intervenire con urgenza per la salvaguardia della popolazione studentesca, delle famiglie e dei docenti stessi, bloccando l’espletamento delle prove concorsuali del comparto scuola, previste dal 22 ottobre al 6 novembre, finché non sarà cessata l’emergenza pandemica”. I docenti ricordano che a causa del Covid in Italia sono stati rinviati al 2021 tutti gli altri concorsi. “Invece il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, – aggiungono i precari senza mezzi termini – incurante dell’attuale situazione pandemica, si arrocca su una linea diametralmente opposta da perseguire a tutti i costi. Ormai è palese – proseguono – che vi sia un continuo accanimento contro i precari con anni di servizio”.
L’imminente corcorso prevede lo spostamento, da una regione all’altra, di migliaia e migliaia di insegnanti, tutti negli stessi giorni e in un momento delicato, con i contagi in aumento e l’alto rischio di mettere a “rempentaglio la salute pubblica e il sistema sanitario”. Ma non è la paura di partecipare ad un concorso e tornate a casa con il Covid che spaventa i precari: è il non rispetto del diritto all’uguaglianza, “sancito dalla Costituzione all’articolo 3” che li intimorisce. Ovvero “l’esclusione dalla partecipazione al concorso, senza possibilità di recuperare la medesima prova, nel caso in cui un docente dovesse trovarsi in isolamento con la classe o, ancor peggio, affetto da Covid-19”. Un’esclusione che pare ingiustificata e lede “in maniera volontaria il diritto all’uguaglianza”. Ma questo non sarebbe l’unico diritto che stanno perdendo in questi giorni gli insegnanti di ogni ordine e grado: ricordando le varie manifestazioni che si sono svolte nei giorni scorsi nelle piazze di tutta Italia, che sono “un grido inaudito di migliaia di docenti che si vedono privati dei diritti fondamentali – scrivono ancora i precari storici del mondo dell’insegnamento – perché convocati in base alle nuove graduatorie colme di errori e mai rettificati, e lasciati a casa non certo per propria volontà, cui si aggiunge il malcontento delle famiglie che vedono i loro figli privi dei docenti di varie materie”. Dunque, chiedono una firma per dire stop ai concorsi e chiedono ai vertici nazionali “di ascoltare chi nella scuola ci lavora ogni giorno, spesso da molti anni. Per sanare questa enorme piaga del precariato basterebbe un pò di buon senso. Vi chiediamo di intervenire – concludono – con qualsiasi strumento in vostro potere per bloccare la procedura concorsuale scuola, a nostra tutela e di tutti i cittadini italiani”.
Mirna Ventanni